Studio geologico
BARASSO – Provincia di Varese STUDIO GEOLOGICO A CORREDO DEL NUOVO PGT - PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO ai sensi dell'art. 57 della L.R. 11 marzo 2005, n° 12 e della D.G. R. del 28 Maggio 2008 n° 8/ 7374 RELAZIONE FINALE Varese, Ottobre 2010 Il redattore del piano CONTENUTO DEL PRESENTE PIANO1 - PREMESSA, RICERCA STORICA E BIBLIOGRAFICA
2 - IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE (PTCP)
3 - ASSETTO GEOLOGICO E TETTONICO-STRUTTURALE
4 - ASSETTO STRATIGRAFICO E LITOLOGICO
4.1 - premessa
4.2 - Descrizione dei litotipi rinvenuti in affioramento 4.2.1 - unità litoidi 4.2.2 - unità quaternarie 5 - ASPETTI GENERALI DI GEOEMORFOLOGIA
5.1– Suddivisione del territorio in fasce morfogenetiche
5.2– Caratteri di dinamica geomorfica
6 - CLIMATOLOGIA
6.1 - Introduzione 6.2 - Precipitazioni 6.3 - Temperature 7 – ASPETTI DI IDROGRAFIA
7.1 - Premessa normativa 7.2 - I corsi d'acqua del reticolo idrografico "principale"e"minore" 7.3 - Le fasce di rispetto del reticolo fluviale principale e minore
8 - ASPETTI DI DROGEOLOGIA
8.1 - Individuazione delle strutture idrogeologiche locali
8.2 - Carta idrogeologica e della permeabilità superficiale 8.3 – Vulnerabilità intrinseca di un acquifero 8.4 - Censimento dei pozzi e delle sorgenti 8.5 - Zone di rispetto dei pozzi e delle sorgenti ad uso potabile 8.6 - L'acquedotto del Comune di Barasso : alimentazione e struttura 8.7 - Consumi e fabbisogni 8.8 - Caratteristiche idrochimiche delle acque dell'acquedotto
9 - CARATTERIZZAZIONE SISMICA
9.1 - Cenni di carattere normativo 9.2- La "Carta della pericolosità sismica locale" (PSL) 9.3-Il fattore di amplificazione Fa 9.4-Norme geologiche per l' "Analisi di rischio sismico semplificato" negli scenari individuati nella "Carta della pericolosità sismica locale" (PSL) di Barasso 9.5- Scenari di pericolosità sismica locale .Esempi di verifica del fattore di amplificazione Fa in alcuni siti di Barasso 9.6- Categorie di suolo di fondazione-Metodi per la loro determinazione 9.7- Le normative NTC nella relazione geologica. 10 - CARTA DEI VINCOLI ESISTENTI
10.1 - Introduzione
10.2 - Zone a vincolo idrogeologico 10.3 - Zone di protezione degli enti idrici di approvvigionamento comunale 10.4 - Limiti delle fasce fluviali individuate dal Piano Stralcio perl'Assetto Idrogeologico) 11 - CARTA DI SINTESI
12 - CARTA DI FATTIBILITÀ GEOLOGICA ALLE AZIONI DI PIANO
12.1 - Introduzione
12.2 - Tabelle regionali per l'attribuzione delle classi di fattibilità geologica (D.G.R. n. 8/7374 del 2008) 12.3 - Classi di fattibilità geologica proposte per il territorio comunale di Barasso e relative "Norme geologiche di Piano"e "Norme sismiche di Piano" 12.4- Considerazioni finali e suggerimenti Ha collaborato alla redazione del presente studio ed alla relativa elaborazione cartografica Gemma Zuccato, Tecnico di Studio Si ringraziano il Geom. BONETTI. Tecnico dell'.U.T. di Barasso e l'operatore ecologico Sig Paolo WVUTY per la collaborazione e per le preziose indicazioni toponomastiche e storiche fornite durante i sopralluoghi eseguiti sui siti di interesse Costituiscono parte integrante dello studio geologico le seguenti Tavole ed Allegati.
( Le tavole sono inserite in un fascicolo distinto da quello della relazione ) Tav. 1 - Carta litologica scala 1: 10.000
Tav.1b- Sezione geologica
Tav. 2 - Carta geomorfologica scala 1: 10.000
Tav. 3 - Carta del reticolo idrico
Tav. 4 - Carta idrogeologica 1: 10.000
Tav.4b –Sezione idrogeologica
Tav. 5 - Carta della pericolosità sismica locale scala 1:5.000
Tav. 6 - Carta dei vincoli scala 1:5.000 (o 10.000)
Tav. 7 - Carta di sintesi scala 1:5.000
Tav. 8 - Carta di fattibilità alle azioni di piano scala 1:2.000
Tav.8b- Carta di fattibilità alle azioni di piano scala 1:5.000; 1: 10.000
Tav. 9 – Carta del dissesto con legenda uniformata PAI 1:10.000
Allegati (inseriti nel fascicolo "relazione")
Allegato 1
Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell'art. 57 della L.R. 11 Marzo 2005, n° 12 Allegato 2
Schede per il censimento dei pozzi e sorgenti Allegato 3
Caratterizzazione idrochimica e microbiologica delle acque Allegato 4
Indicazioni per l'attribuzione delle classi di fattibilità geologica Allegato 5
Categorie di suolo di fondazione ai sensi del D.M. 14.09.05 STUDIO GEOLOGICO DEL TERRITORIO COMUNALE DI BARASSO
1 - PREMESSA, RICERCA STORICA E BIBLIOGRAFICA
Il presente lavoro è redatto in base alla DGR 28 Maggio 2008 n° 8/7374 in attuazione all'Art. 57, comma 1, della L.R. 12 dell'11 Marzo 2005: "Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio" e secondo la recente normativa del D.M. 14 Gennaio 2008 "Nuove norme tecniche per le costruzioni". La presente "componente geologica" si allinea al PTCP della Provincia di Varese che ha la finalità di "garantire il coordinamento delle istanze locali con il quadro della pianificazione regionale e nazionale". Nel redigere il presente studio è stata posta particolare attenzione alla tutela del "paesaggio" superando il vecchio concetto di individuazione delle bellezze ambientali e naturalistiche e dei coni visuali, per recepire invece quella sensibilità e quell'attaccamento che la popolazione locale sente verso il proprio territorio riconoscendo nel paesaggio lo specchio della sua esistenza. Il PTCP inserisce il territorio di Barasso in "Ambito paesaggistico n°10" [lacuale, viario, naturalistico, orografico] . Il presente lavoro si è articolato in quattro fasi: 1- Fase di ricerca storica, tecnica e bibliografica; 2 -Fase di verifiche ed analisi di campo con individuazione degli elementi di criticità del 3 -Fase di sintesi; 4 -Fase di proposte operative con individuazione e delimitazione delle aree delle "Classi di fattibilità geologica". 1 - La ricerca storica è stata finalizzata ad acquisire la conoscenza più approfondita possibile del territorio fisico mediante la raccolta della documentazione giacente agli atti del Comune di Barasso e degli studi geologici e idrogeologici pregressi effettuati sul territorio (vedi bibliografia). Μ. Pippione [ ] , storico locale, riporta varie interpretazioni circa l'origine del nome Barasso; la derivazione celtica significherebbe "luogo alto" o "pascolo di monte"; quella romana deriverebbe da "bar", spina, rovo spinoso; per altri ancora il nome si associa al concetto morfologico di vallone, burrone, baratro, grotta. Sono stati inoltre reperiti presso gli Uffici Tecnici dell'A.Spe.M. S.p.A. (ente gestore dell'acquedotto comunale anche di Barasso) i dati sui pozzi pubblici presenti nel territorio e in prossimità del suo confine. Presso la sezione speleologica del CAI di Varese è stato acquisito l'elenco delle cavità note ad oggi rinvenute nel territorio di Barasso. Il Centro Geofisico del Campo dei Fiori ha poi fornito i dati sugli eventi sismici registrati nel territorio per un periodo antecedente ad oggi, per un arco di tempo di circa 120 anni. 2 - La fase di analisi è stata esperita per caratterizzare gli elementi distintivi e strutturali del territorio. analizzando i temi: geologia e geomorfologia; idrografia; reticolo principale e reticolo minore; caratteristiche idrogeologiche; elementi antropici rilevanti; aspetti geotecnici. Sono state quindi effettuate campagne di rilevamento sul terreno al fine di ottenere dati aggiornati per la redazione della cartografia di base individuando elementi significativi del territorio, in criticità geologico - geomorfologiche (instabilità spondali e di versante); criticità idrauliche e idrogeologiche (aree di esondazione, erodibilità spondale, vulnerabilità della falda); criticità antropiche (zone di ex discarica, di ex-cava, centri di pericolo e attività inquinanti, criticità sismiche e geotecniche (Ordinanza PCM n° 3274 del 2005 e Testo Unico su "Norme tecniche per le costruzioni", (aggiornamento al D.M. 14 .01.2008) 3 – la fase di sintesi ha portato alla redazione della Carta di sintesi 4 - L'ultima fase del lavoro è consistita nella redazione della "Carta di fattibilità geologica alle azioni di piano", finalizzata ad esprimere un parere geologico sull'uso del suolo e a fornire indirizzi circa le limitazioni e le destinazioni d'uso con valenze che si ritengono omogenee rispetto all'intero territorio lombardo, quindi scevre da valutazioni soggettive, avendo seguito le "Istruzioni per l'attribuzione delle classi di fattibilità" fornite dalla R.L. La "Carta di fattibilità geologica" è corredata da una legenda da cui si possono ricavare solo le principali caratteristiche dell'intero ventaglio geologico. Si evidenzia che la carta geologica, al pari della topografica, fornisce indicazioni "approssimate, simboliche e ridotte". Essa tuttavia fornisce un certo numero di elementi tecnici che devono essere intesi intesi come capacità del territorio di ospitare, senza significative compromissioni ambientali, interventi specifici e scelte di urbanizzazione di tipo insediativo, produttivo e terziario atte a mantenere un corretto equilibrio nel processo evolutivo del territorio. 2 - IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE (PTCP)
La provincia di Varese ha predisposto il PTCP, alle cui linee guida ci si è attenuti per la redazione del PGT di Barasso. Oltre alla "Relazione" preliminare del PTCP sono state attentamente esaminate le cartografie e gli approfondimenti tematici di interesse geologico: Carta del rischi; Carta del censimento dissesti; Carta della pericolosità frane (compresa quella delle frane di crollo); Carta delle risorse idriche. Queste cartografie sono denominate dal PTCP RIS (da RIS 1 a RIS 5) e sono per comodità e completezza riportate in Tav. ? ad eccezione delle RIS 1 e RIS 4 che non segnalano nulla in Comune di Barasso. 3 - ASSETTO GEOLOGICO E TETTONICO-STRUTTURALE
Gli elementi tettonici fondamentali che caratterizzano il territorio di Barasso sono l'ala monoclinale sud dell'anticlinale del Campo dei Fiori (detta anche di Brinzio) con asse all'incirca orientato WSW-ENE che si risolve verso Sud-Ovest in una serie di pieghe e pieghe-faglie che caratterizzano il basso versante montano fino al lago di Varese ed oltre (flessura peripadana). La continuità e la visibilità dell'asse di queste pieghe minori e della loro direzione (all'incirca parallela all'asse dell'anticlinale principale) è assai difficile da individuare, sia perché la fascia del basso versante montano è ricoperta da una potente serie di depositi quaternari, sia perché le rocce calcaree sono state dislocate con rigetti difficilmente quantificabili, sia infine perché la presenza di rocce plastiche, marnose, intensamente deformate e verosimilmente coinvolte in locali sovrascorrimenti, rendono particolarmente difficile la interpretazione geologica La monoclinale sud del Campo dei Fiori presenta nella sua parte più alta in quota, fino al crinale che costituisce il confine comunale (vedasi CTR) strati del Calcare di Moltrasio con inclinazione variabile da 30° a 35° mentre la Maiolica, affiorante nelle zone più basse, risulta localmente assai piegata e tettonizzata , quindi con inclinazioni molto variabili da punto a punto. Devono senz'altro attraversare il territorio di Barasso alcune importanti linee di dislocazione tettonica (all'incirca parallele all'as se maggiore del Lago di Varese e all'asse anticlinalico del Campo dei Fiori) comunque non ben individuabili nel territorio di Barasso. Si rinvengono localmente nella parte alta del territorio Comunale faglie beanti ad andamento N-S, normali o quasi alla direzione tettonica prevalente, con rigetti stimabili tra 10 e 20 m e fratturazioni secondarie (Val Barassina q. 560). E' auspicabile che venga eseguito sulle rocce affioranti del territorio di Barasso un rilievo tettonico di dettaglio, di estrema utilità ed interesse per vari motivi, soprattutto idrogeologici. Si sono infatti individuate famiglie di fratturazioni e di diaclasi tra loro normali lungo le cui direzioni si sono impostati i fenomeni di dissoluzione carsica che svolgono una essenziale funzione di convogliamento direzionale delle acque ipogee, come riscontrato direttamente dallo scrivente nei laghetti ipogei Binda e Bertarelli nella grotta del Remeron a Comerio, confermate da studi successivi eseguiti con traccianti (Uggeri ed altri) nelle cavità carsiche delle unità calcareo dolomitiche. A tale reticolo ipogeo sono in qualche modo connesse le risorgenze carsiche del Fontanone e del Rio Valli di Luvinate utilizzate dall'Aspem, Ente pubblico intercomunale che gestisce anche l'acquedotto di Barasso. Alla tettonica sono poi da ricondursi molte altre manifestazioni morfologiche, come le frane e le zone instabili dell'orlo dei versanti. Le frane in particolare rappresentano un importante fattore di trasformazione del territorio ("tettonica di gravità") e indicano che il confine di separazione tra tettonica e morfologia, così come tra tettonica e idrogeologia, si confondono col trascorrere del tempo, dimensione fondamentale nella dinamica inarrestabile dei processi evolutivi naturali. 4 - ASSETTO STRATIGRAFICO E LITOLOGICO
4.1 - Premessa
Il territorio di Barasso si colloca sul versante meridionale del Monte Campo dei Fiori, ala Sud di un'anticlinale ad asse W-SW-E-NE. Il Comune ha una superficie di circa ? kmq e con una popolazione residente di 1.766 abitanti. La planimetria di Tav. ? indica che il confine ufficiale (riportato nella CTR) a quota più alta coincide con il crinale (spartiacque superficiale) che comprende una vetta del Monte Campo dei Fiori (q.1224.5). La parte altimetricamente più bassa del Comune (q. 270) approssima, senza arrivare, la riva del Lago di Varese. Una sintesi esplicativa seppur approssimata della struttura geologica del sottosuolo è rappresentata nella sezione - di soggettiva interpretazione - di Tav.1B che attraversa longitudinalmente il territorio di Barasso. Essa vuole rappresentare da un punto di vista teorico la struttura del sottosuolo che è costituita da varie unità rocciose (dette "formazioni") specificate in legenda con il nome loro attribuito in letteratura geologica ufficiale, costituite da rocce calcaree ( rigide e facilmente fratturabili) e da rocce marnose (plastiche e deformabili). Tale distinzione è assai importante dal punto di vista idrologico come verrà specificato nel capitolo dedicato alla idrogeologia. Da q. 600/640 m circa fino alla parte altimetricamente più bassa, (località Molina) si rinvengono sedimenti sciolti ed incoerenti (glaciali, fluvio-glaciali ed alluvionali delle unità quaternarie e postquaternarie ) di spessore progressivamente crescente a partire dalla zona mediana del territorio
verso il basso. Il complesso dei litotipi individuati è descritto di seguito a partire dall'unità
litologica più antica, stratigraficamente la più profonda (ma altimetricamente la più elevata in
quota per ragioni orogenetiche). I reciproci rapporti tra queste "unità"sono invece sintetizzati nella
sezione geologica indicata in Tav.1B
4.2- Descrizione dei litotipi rinvenuti in affioramento
4.2.1 – Unità litoidi
a - Calcare di Moltrasio
E' la roccia di gran lunga arealmente più diffusa nel territorio, e merita uno specifico
approfondimento eseguito all'esame microscopico. Si tratta di una roccia carbonatica di colore
grigio-blu scuro a grana molto fine, microcristallina denominata in letteratura geologica "Calcare
Selcifero Lombardo" o Calcare di Moltrasio.
Il suo nome deriva dalla cittadina di Moltrasio (Como) dove la roccia presenta una successione
stratigrafica classica, tipica, rappresentativa e scientificamente studiata. La roccia appare come
una potente successione regolare ed omogenea di strati a giunti talora marnosi. A scala
mesoscopica non si notano anisotropie tessiturali. In base a osservazioni microscopiche effettuate
su campioni di sezioni sottili (prelevati - per un confronto - alcuni alla Cava Merlè di Barasso altri
a Villa Dini di Via dell'Immacolata al Sacro Monte di Varese) la roccia in esame è classificata
come biocalcarenite con evidenti fenomeni di silicizzazione selettiva. Dal punto di vista fossilifero
la roccia al microscopio appare corallifera, indice di un ambiente deposizionale in facies
carbonatica di elevata energia prossima a biocostruzioni. Questa roccia è stata in passato oggetto
di coltivazione in piccole cave artigianali (Cava Merlè o Cava del Pertus a q. 600 circa) e in Val
Barassina a q. 560 sul confine Barasso- Luvinate).
In virtù dello spessore costante degli strati, dell'ordine di 15-20 cm,della loro pendenza e dei
giunti marnosi, risultò relativamente facile, con soli mezzi rudimentali (scalpelli e mazzetta),
ottenere "masselli" geometrici fatti scivolare "lungo strato", adatti alla costruzione di murature in
sasso, ancora oggi visibili in Barasso, molto apprezzati esteticamente e a cui l'ossidazione ha
conferito un aspetto di precoce vetustà. Caratteristica di questa roccia è l'abbondante presenza di
selce che si oppone ad essere perforata dagli utensili al widia, e dal filo elicoidale diamantato. La
selce si trova per lo più diffusa nella massa; spesso in forma di noduli, ma anche in lenti o in
liste di colore da grigio o nero, parallele ai giunti di strato.
Un cenno particolare merita il fenomeno del carsismo, assai sviluppato e noto, che investe in
particolare questa roccia, sottoposta a processi a volte di intensa fratturazione che ha isolato
volumi unitari rocciosi di dimensioni variabilissime. La sezione speleologica del CAI di Varese ha
fornito la planimetria con l'ubicazione, il nome ed il numero identificativo delle grotte e cavità
fino ad ora note in Comune di Barasso e censite nel catasto speleologico del CAI. Le maggiori
cavità sono localizzate nella parte alta del Campo dei Fiori (Tav. ) tra q. 1.100 e 1.200 m. Qui la
roccia non è ricoperta da depositi glaciali e quaternari, come nella parte medio bassa del Comune
ma solo da uno strato eluvio-colluviale di debole spessore . Il calcare risulta quindi affiorante o
subaffiorante. Altre cavità note si trovano a quota più bassa, tra quota 650 e 750. Le cavità si
presentano sia come pozzi verticali (incrocio di faglie o diaclasi) sia come gallerie di dissoluzione
lungo-strato inclinate mediamente di 30-40°. Il carsismo interessa comunque anche unità
litologiche più profonde (Dolomia a Conchodon e la Dolomia del Campo dei Fiori); le grotte più
sviluppate hanno morfologia varia con tratti suborizzontali intervallati da pozzi verticali ( esempio
la grotta del Remeron in Comerio) . La geometria del sistema carsico consente di trarre qualche
indicazione sulla storia geologica del massiccio del Campo dei Fiori, ma non è questa la sede per
approfondire l'argomento.
Si vuole invece sottolineare come il carsismo, attraverso l'assorbimento ipogeo delle acque
meteoriche che cadono sulla parte alta e medio alta del Campo dei Fiori (bacino idrogeologico
esteso oltre lo spartiacque del crinale montano e comprendente quindi areali di diversi comuni),
determini la ricchezza di alcune sorgenti strategiche per gli approvvigionamenti idrici civili, come
le Sorg.ti Aspem e il Fontanone. Lungo l'alveo dei vari rivi si rinvengono, in particolare nella
zona medio alta del territorio, fratture beanti che inghiottono le acque alimentando le falde
carsiche profonde.
b - Calcari del Domaro; Rosso Ammonitico; Formazione di Valmaggiore; Radiolariti e
Rosso ad aptici e calcare di Bardello (non rinvenuti in affioramento in Barasso)
Tra i Calcari di Moltrasio e la soprastante Maiolica ( i due litotipi affioranti in Barasso) si
interpongono normalmente altre "formazioni" litologiche qui non affioranti, ma che si rinvengono
nei territori dei Comuni prossimi a Barasso (Gavirate, Cocquio, Cittiglio ,Luvinate etc.). La parte
sommitale dei calcari di Moltrasio passa infatti con gradualità alle calcareniti (Calcareniti di
Saltrio) e al Calcare del Domaro (o "Medolo"). Segue la Formazione di Valmaggiore (flysch
eteropico con il Rosso ammonitico), quindi il Selcifero (costituito dalle Radiolariti e dal Rosso ad
Aptici) per poi passare al calcare puddingoide di Bardello quindi alla Maiolica. Tali formazioni
litologiche non sono state riscontrate in affioramento nel territorio di Barasso o perché non
depositate, o variamente tettonizzate o perché più semplicemente ricoperte dai potenti depositi
quaternari e postquaternari che le obliterano alla visione diretta.
c - Calcare Maiolica
Si tratta di una roccia caratteristica dal colore bianco latteo candido, da cui il nome. Si rinviene sia
in strati sottili (centimetrici) fittamente piegati e fratturati, sia in banchi di spessore variabile, da
20 a 30 cm. Questa roccia è stata in passato oggetto di coltivazione in cave site in Comuni
limitrofi (Comerio) oggi dimesse e non recuperate morfologicamente. Si ricavavano sia masselli
geometrici per murature in sasso, sia per ottenere, previa fine frantumazione , polveri adatte a
livellare campi di bocce e per altri usi. Anche la maiolica è interessata dal processo di dissoluzione
carsica, così come il Calcare Selcifero Lombardo (Moltrasio). Nel corso di vari lavori di
perforazione per la geologia delle costruzioni (Whirpool a Comerio, cantieri vari in Barasso e
Gavirate) si è avuto modo di individuare alcune cavità carsiche nella maiolica anche di
ragguardevoli dimensioni ( successivamente esplorate con speleologi esperti) e assai pericolose
dal punto di vista edilizio perché il tetto degli anfratti presentava un esile spessore di roccia che
lo separava dal piano campagna. Una particolarità della Maiolica, oltre alla presenza delle
"stiloliti", sinuosità simili a fratture craniali, e alla presenza di lenti di selce nera o marroncino
chiaro, è la presenza (esperienze professionali in Comerio) di fori carsici circolari perfettamente
calibrati, come fossero trapanati artificialmente, del diametro di 1.5-2.0 cm, dai quali talora
fuoriesce acqua in pressione. L'importanza idrogeologica della Maiolica è quindi elevata, al pari
del Moltrasio, perché, come indicato in Tav. 1B , questa roccia viene alimentata direttamente dalle
idrostrutture presenti nelle formazioni delle Dolomie e dei Calcari. Le falde carsiche, che hanno
livello statico a quota elevata, assumono una piezometrica tale da esercitare spinte idrostatiche
notevoli, determinando la emergenza di "sorgenti carsiche sepolte" o "risorgive carsiche". Tale è
verosimilmente l'origine delle Sorgenti di Luvinate e del Fontanone.
d - Conglomerato
Questa unità sarebbe invero da inserire nell'elenco delle unità quaternarie, ma essendo di natura
litoide si è preferito indicarla come "roccia". Essa è presente perlopiù lungo i versanti del Torrente
Tinella e deriva dalla cementazione dei depositi alluvionali/conoidali ghiaio-sabbiosi. Si tratta di
una compagine omogenea (max 20-25 m di spessore) di terreno frizionale disposto in banchi,
strati e lenti in cui si riconoscono laminazioni incrociate. Il cemento è talora calcitico, talora
marnoso ed anche siliceo . Il conglomerato occupa talora l'intera altezza del versante vallivo. Il
nome locale del conglomerato (Cep, Cepa, Crot) rende l'idea del suo comportamento morfologico
caratterizzato da scavernamenti e piccole grotte superficiali alla base delle pareti del conglomerato
a causa del basso grado di coesione tra egli elementi litoidi costituenti che può determinare piccoli
e localizzati crolli .
4.2.2 - Unità quaternarie
Il termine di "unità allostratigrafica" o alloformazione, è un termine di recente introduzione per
indicare un insieme di depositi sedimentari appartenenti ad un determinato e vasto (talora non ben
circoscrivibile) "ciclo deposizionale".E' applicato per definire i cicli glaciali; è una recente ed
apprezzabile tentativo di classificazione geologica dei depositi glaciali e periglaciali a tutt'oggi
non ufficializzato i letteratura geologica . Nel territorio di Barasso sono presenti diversi depositi
glaciali dell'anfiteatro del Verbano, rinvenibili a diverse altitudini, attribuibili con molta difficoltà
a questo o a quel ciclo deposizionale glaciale. E' apparso pertanto opportuno riunire questi
depositi appartenenti a vari ed indistinti cicli deposizionali glaciali sotto la dicitura "depositi
morenici e fluvio-glaciali antichi", differenziandoli da quelli "recenti". Per forme glaciali
"recenti" si intende l'insieme di quei depositi che si rinvengono altimetricamente al di sotto della
fascia delle morene laterali dei ghiacciai individuabili con relativa facilità in Barasso . Si è
preferito usare il termine di " deposito morenico" s.l., ormai entrato nella nomenclatura e pratica
quotidiana comune. Anche negli scavi edilizi infatti, spinti in genere a pochi m di profondità, si
incontra generalmente un terreno detto comunemente "calcester" che i praticoni riconoscono
come deposito morenico.
f1 - Depositi morenici antichi
La distribuzione e delimitazione areale di questi depositi si desume, talora con qualche difficoltà,
dalle carte topografiche che indicano la presenza morfologica di netti cordoni morenici. Questi
sono allineati ed evidenziati in tre fasce, all'incirca subparallele alle isoipse, posizionate in
relazione alla quota raggiunta dalla morena laterale del ghiacciaio del Verbano-Ticinese che ha
invaso a più riprese il territorio di Barasso. Nella zona medio-alta di Barasso sono ben
differenziabili tre fasce moreniche subparallele corrispondenti a tre stadi glaciali differenti (Tav.
2). Ogni cordone è costituito da una parte alta, meno acclive (talora subpianeggiante) e da una
parte più scoscesa verso a valle (alzata del gradino).
- il primo "cordone" si presenta come una fascia irregolare e discontinua che va da W ad
E; mediamente si rinviene da q. 640 fino a q 550 (ad W) e 525 (ad E). Occorre sottolineare
che l'apparato morenico di questo cordone, più antico dei sottostanti, è stato smantellato
quasi completamente e che si rinviene in allineamenti relitti; uno nella parte orientale,
lungo circa 550 m, tra 620 e 580 m; un secondo ad W tra 600 e 560 m di quota con una
lunghezza di circa 200 metri.
- il secondo "cordone" ha la tipica forma di terrazzo: la parte alta è subpianeggiante ed è
percorsa dal "sentiero 10" del Parco del Campo dei Fiori. Si sviluppa da q. 542
mediamente fino a q. 515.
- il terzo "cordone", anch'esso "a terrazzo", va da q. 490 ad W a q.470 (centro del terrazzo
Un'ipotesi che giustifica la riduzione di quota passando da W ad E è fornita dal fatto che il
ghiacciaio del Ticino proveniente dalla confluenza dei rami di Laveno e della Valcuvia,
espandendosi a ventaglio nella conca lacustre andava riducendo progressivamente il suo spessore
da monte a valle .
I tre cordoni citati sono disposti quasi parallelamente alle isoipse e separano nettamente la
morfologia del territorio di Barasso, come specificato nel capitolo geomorfologia, in:
parte alta, caratterizzata da affioramenti o subaffioramenti del calcare di Moltrasio;
parte media caratterizzata dalla presenza di depositi dei tre cordoni morenici;
parte bassa caratterizzata da una morfologia ad ampi gradoni attribuibili a vari tipi
di sedimenti strutturati perlopiù a terrazzi di costruzione fluvio-glaciale (morenico
recente) .
Nella carta geologica sono evidenziati i tre cordoni morenici antichi (morene laterali)
differenziandoli da quell'insieme indistinto di depositi fluvio-glaciali più recenti, alluvionali e
conoidali, nel complesso variamente terrazzati, che costituisce la parte altimetricamente più bassa
del territorio di Barasso.
I depositi glaciali sia antichi che recenti sono in genere costituiti dai più diversi termini
granulometrici; si rinvengono ghiaie, sabbie, ciottoli e massi di natura cristallina (gneiss, graniti
etc.), subordinatamente calcarea, in una matrice talora sabbiosa da fine a grossolana, sovente limo-
argillosa (grigio-azzurra o rosso ruggine). La estrema variabilità granulometrica rende
ingiustificabile ed accademico qualsiasi prelievo di terreno superficiale da sottoporre ad analisi di
f2 - Depositi morenici recenti
Appartengono a questi depositi i "terrazzi di costruzione fluvio-glaciale". Questa particolare
morfologia, diffusa nella parte bassa del territorio di Barasso, è stata descritta da G. Nangeroni,
insigne studioso della geologia del Varesotto, che ha fornito un'interpretazione genetica dei
depositi ricorrendo al concetto di evoluzione dello spessore del ghiacciaio, decrescente sia nel
tempo, sia per espansione del fronte glaciale finale su vaste aree. Gli apporti terrigeni trasportati
dalle acque torrentizie e di ruscellamento provenienti dalle alture circostanti (versante del Campo
dei Fiori s.l.) in direzione normale a quella del ghiacciaio, si accumulavano disponendosi nei
bacini allineati lungo il suo bordo che costituiva il livello di base temporaneo del trasporto solido.
Alle fasi di maggiore spessore del ghiacciaio corrispondono i terrazzamenti più elevati; alle fasi di
ghiacciaio in ritiro i terrazzamenti altimetricamente più bassi. Si riconoscono oggi intorno alla
sponda N del lago di Varese diversi "terrazzamenti", sabbiosi e/o ghiaiosi a seconda delle
condizioni geoambientali e paleomorfologiche allora esistenti. Alcuni di tali terrazzamenti, ad
esempio, sembrano costituire un deposito continuo di sabbie molto fini, di colore bruno-miele,
sciolte ma con sporadiche intercalazioni di sottili livelli (centimetrici) cementati, che dalla zona
soprastante il cimitero di Oltrona, passando per Calcinate del Pesce, Mustonate e Lissago giunge a
Bobbiate ("Sabbie di Bobbiate" rinvenibili nella piccola ex cava all'incrocio tra le strade dette
localmente "rata corta" e "rata lunga") e fin sotto la collina di S. Albino di Varese dove si
rinvengono formazioni tipo stalattiti, lunghe da 10 a 20 cm,appuntite alle estremità, ma disposte
rigorosamente orizzontali nella sabbia sciolta.
Si può fare rientrare nei depositi morenici recenti quel particolare tipo di sedimenti,
sovraconsolidati per ripetuti passaggi glaciali, costituiti da una matrice limo-argillosa grigio-
azzurra compatta contenete ciottoli striati (tillite) e denominato volgarmente "calcester". Questa
litologia è presente quasi ovunque abbastanza superficialmente e si rinviene di frequente negli
scavi per le costruzioni. Dal punto di vista dell'escavabilità tale litotipo è durissimo se asciutto ma
se bagnato diviene infido e scivoloso per l'ammollimento e la disaggregazione della componente
f3 - Alluvioni recenti dei fondivalle
Si tratta di alluvioni con clasti che comprendono tutte le fasce granulometriche possibili; esse
occupano gran parte dei fondovalle fluviali del Torrente Tinella, Torrente valli di Luvinate,
Torrente Molina e il Torrente dei Boschetti. Sono compresi nel termine "alluvioni recenti" anche
le aree occupate da depositi torbosi denunciati dalla tipica vegetazione palustre e dal ristagno delle
acque (Torrente Molina presso la linea ferroviaria FNME).
f4 - Depositi di conoide fluviale
Nell'estremo lembo sud occidentale di Barasso, in zona Molina, si hanno depositi alluvionali
schiettamente ciottolosi e ghiaiosi puliti e sciolti, attribuibili al paleoconoide del Torrente dei
Boschetti. Si tratta di un paleoconoide ( altimetricamente più elevato rispetto al conoide attuale)
che si sviluppa in territorio di Gavirate e che si protende fino al lago. In tale deposito e' stata nel
recente passato aperta una cava di ciottoli ,ghiaia e sabbia su terreno di proprietà del Sig Civelli.
5 - ASPETTI GENERALI DI GEOMORFOLOGIA
5.1 – Suddivisione del territorio in fase morfogenetiche
In base al concetto morfologico si può suddividere il territorio di Barasso in tre fasce:
Fascia montana - questa zona si caratterizza geologicamente per la presenza del calcare di
Moltrasio in affioramento o subaffioramento dalla vetta (q.1226) fino al primo cordone morenico
a quota 600-640 m, a seconda della locale attività dei fenomeni erosivi succedutisi e della
morfologia. Il versante è ricoperto da uno spessore variabile di terreno di alterazione in posto
(Eluvium) e/o trasportato dalla azione della gravità, complice le acque (Colluvium). Il substrato
calcareo è stato interessato da un'intesa dissoluzione carsica che ha originato cavità verticali (veri
e propri pozzi) o caverne inclinate "lungo strato" (30-35°) ben note in letteratura speleologica. Si
hanno formazioni carsiche variamente articolate che determinano una circolazione idrica
importante direi strategeica .
Fascia morenico-collinare - Tale fascia si sviluppa da q. 640 m fino a 470 circa. Si rinviene una
serie di tre distinte fasce corrispondenti a tre stadi della morena laterale glaciale. Ogni stadio ha
lasciato l'impronta a "terrazzo". Si tratta della parte del territorio dove prevalgono i depositi
morenici e fluvio-glaciali eterogranulari sciolti che ricoprono la roccia del substrato, affiorante solo
in corrispondenza delle maggiori incisioni torrentizie o dove il deposito glaciale originario è stato
varaiamente eroso ed asportato dalle acque.
Fascia subpianeggiante - E' ben evidente e netta la morfologia che separa questa fascia dalla
precedente. Si rinvengono morfologie attribuibili a paleoconoidi e a terrazzamenti di costruzione
glaciale con litologia quasi sempre frizionale. E' tipico il livello continuo delle sabbie fini
("Sabbie di Bobbiate") che da sopra il cimitero di Oltrona passando per Calcinate del Pesce e
Bobbiate giungono fino sotto la collina di S. Albinodi Varese (con le tipiche formazioni calcaree
orizzontali tipo stattiti) e forse oltre.
5.2 – Caratteri di dinamica geomorfica
• Frane e fenomeni gravitativi
In Tav. 2 alla scala 1:10.000, sono indicati i fenomeni franosi individuati in Barasso. La
loro numerazione si riferisce ai punti identificativi di fenomeni franosi (PIFF) estrapolati
dalla cartografia Geoiffi della R.L. ad eccezione dell'evento gravitativo n° 26 , rilevato dallo
scrivente. Si possono attribuire gli eventi in base al tipo di movimento alle seguenti categorie:
- Scivolamento rotazionale-translativo . E' indicato con il n° 1 e coinvolge una zona
relativamente sottile con deformazione di taglio ;
- Colamento rapido. Si tratta di fenomeni gravitativi di piccole dimensioni ( numerati da 2
a 14 e da 16 a 18 in Tav.2 ) caratterizzati da velocità elevata che interessano un debole
spessore (1-2 m ) di copertura superficiale e che sono innescati dalla presenza di acqua
in concomitanza di intense precipitazioni ;
- Aree soggette a crollo-ribaltamento – (n° 20) Si tratta di un allineamento roccioso,o
meglio di parete di faglia di altezza di 3-5m ( massima 6 metri) con qualche possibilità
di caduta massi.
- Aree soggette a frane superficiali diffuse- vengono compresi in questa categoria gli eventi
gravitativi indicati con i n° 15,19,23,24,25 e 26 in Tav.2. Si tratta di settori di versante
interessati da spessori di terreni di copertura e che vengono innescati da eventi
meteorologici di forte intensità ;
- Area di frana complessa ed artificialmente stabilizzata - E' cosi definibile l'evento
gravitativo indicato con il n° 22. Qui sono stati eseguiti in piu' riprese interventi spondali
lungo il Rio di Luvinate - Il movimento dell'area si manifesta con movimenti lenti dovuti
da una particolare struttura morfo-litologica costituita da un deposito di origine fluvio-
glaciale a prevalente componente coesiva sovrastante il substrato roccioso.
Si riportano di seguito alcune osservazioni integrative relative ai fenomeni franosi riscontrati in
Il "fenomeno franoso attivo di cospicue dimensioni" segnalato nel precedente PRG in
Valle Barassina di Luvinate a q. 600 m, in sinistra idrografica, con fronte di 60 metri e di
pari lunghezza, non esiste proprio. Si tratta invece di un tratto di rio compreso tra pareti
rocciose stabili molto incise tali da assume l'aspetto di una forra. Si tratta di morfologia
dovuta a normale erosione accelerata impostata su alcune fratture e faglie evidenti. Quivi
(confine Barasso-Luvinate) esiste uno slargo pianeggiante in parte artificiale che si sviluppa
in Comune di Luvinte dove fu attivata in passato l'escavazione del calcare di Moltrasio
come testimonia un piccolo manufatto per ricovero attrezzi ormai quasi completamente
diroccato. Le paretine rocciose sono comunque stabili; non si notano né paleofrane né
accumuli di massi (frane di crollo) e neppure colate di terreno (debris-flow). Non sono stati
individuati rischi di frane attive o potenziali.
E' stato puntualmente verificato un secondo "fenomeno gravitativo di notevoli
dimensioni" segnalato nel precedente PRG a q. 700 nella Valle del Ceppone, raggiunto non
senza notevoli difficoltà per gli ostacoli costituiti da scivolosi liscioni lungo l'alveo con
pendenza 35-40° talora insormontabili percorrendo direttamente l'alveo. Pur assumendo la
morfologia di questo tratto (per fratture e diaclasi) un aspetto molto aspro e pressoché
inagibile, con paretine rocciose verticali di pochi (6-7 m) metri di altezza, si è accertato che
non esiste alcuna evidenza di paleofrane né di frane attive o potenziali.
Alla testata della Valle del Rio di Luvinate è segnalato un vasto dissesto gravitativo in
lenta evoluzione (n° 22) appena a valle della Provinciale Varese-Gavirate. L'area è stata
messa in sicurezza dal Comune con opere consistenti in arginature realizzate con massi
lapidei sovrapposti e con parziale cementazione dell'alveo. La testata valliva del Rio di
Luvinate inizia dallo sbocco a cielo aperto delle acque di un sistema di tubazioni interrate di
due rivi che, attraversando il centro abitato, sono oggi completamente intubati. Il Rio di
Luvinate ha inciso nella zona in esame i depositi glaciali che, essendo qui costituiti da una
frazione da fine a finissima, risultano notevolmente erodibili come risulta dai versanti vallivi
visibilmente soggetti a frequente evoluzione geomorfica. Le acque tendono ad erodere i
manufatti esistenti alla loro base. La quota della nicchia di distacco dei vecchi dissesti si
trova a q. 400 m e si sviluppa con fronte variamente articolato di 350 metri circa di
lunghezza in versante sinistro del Rio. La roccia di base affiorante lungo l'alveo in
corrispondenza del tratto franoso è costituita dal calcare bianco stratificato detto Maiolica. I
rischi connessi a questo dissesto, per la sua prossimità al centro abitato (parcheggio
pubblico) sono latenti malgrado gli interventi eseguiti in passato (gabbionate, scogliere di
massi lapidei e arginatura di difesa spondale). Appare necessario un periodico ed assiduo
controllo geologico per la prevenzione dei possibili danni causati da nuovi inneschi
gravitativi e per predisporre in tempo utile gli interventi sistematori. Sarebbe utile e
consigliabile il monitoraggio del sito con inclinometri da testare periodicamente, ad esempio
ogni 6 mesi dalla lettura di zero.
In versante sinistro del Rio Val Molina sono segnalati due dissesti che sono da attribuire
all'azione della filtrazione ed imbibizione delle acque meteoriche nel complesso fluvio-
glaciale a locale matrice coesiva, assai sensibile alla stabilità per saturazione idrica.
Area franosa da segnalare è quella del versante alla confluenza tra il Rio dei Boschetti e
del il Rio Valle del Sole in corrispondenza del ponte della strada che da Molina porta a
Eventi gravitativi di minore importanza sono segnalati nella Valle del Ceppone insieme ad
altri di assai minore entità lungo la mulattiera del Campo dei Fiori, a quota relativamente
elevata. Qui, nelle aree boscate e scarsamente gestite dal punto di vista forestale, gli alberi
più alti fungono da leva all'azione del vento e della neve innescando con lo sradicamento -
complice l'elevata acclività - mini smottamenti che per l'esiguo spessore del substrato in cui
si sviluppa l'apparato radicale, possono evolvere in smottamenti e debris-flow di maggiore
• Alvei e solchi in erosione, alvei tombinati: nel Rio Villa del Sole e Rio Valle del Piano il
percorso in alveo delle acque a cielo aperto stato tombinato in passato senza un adeguato
dimensionamento previsionale dell'incremento dell'attività edificatoria dell'intorno. Un
esempio è rappresentato dalla tombinatura che si trova nei pressi dell'asilo infantile di
Barasso. Il rischio è qui rappresentato dalla possibile ostruzione dell'imbocco della
tombinatura per l'accumulo di congerie trasportate dalle piene di piena.
• Zone umide, paludose e a ristagno idrico: "Zone umide", con sviluppo di vegetazione
palustre e/o torbosa si rinvengono un po' ovunque e sono segnalate in cartografia.
• Area potenzialmente soggette a locali fenomeni di esondazione: non esistono aree
significative in tal senso a Barasso, anche secondo lo studio di settore della Provincia
condotto sui corsi d'acqua "principali".
• Orli di terrazzo e rotture di pendio: in corrispondenza delle principali incisioni torrentizie si
individuano brusche variazioni di pendio che corrispondono agli "orli di terrazzo". Le rotture
di pendio, da ricondurre ad eventi erosivi ad opera dei torrenti, o dei ghiacciai, possono
presentare fenomeni di instabilità all'orlo superiore del pendio.
• Superfici di rimodellamento antropico: sono aree di spianamento; aree interessate da riporti di
terra e di inerti, aree di ex discarica. In Tav . 2 sono segnalate le 4 aree più significative dal
punto di vista inquinologico cioè le ex discariche. Si indicano sinteticamente le loro
caratteristiche poiché il Comune ha già svolto indagini particolari ed approfondite su tali aree
che oggi sono completamente recuperate.
1- ex discarica Rossi. Nell'area venivano conferiti gli scarti di lavorazione della radica delle
famose "Pipe Rossi". Il sito si colloca al bordo superiore del Rio di Luvinate appena a valle
della linea ferroviaria FNME, quindi in posizione critica (orlo superiore di versante vallivo).
L'ex discarica ha una superficie, oggi a prato è di 900 mq ed appare ormai stabilizzata. Non
necessita di particolari sistemazioni qualora non venga interessata da interventi antropici di
2- ex discarica consorziale Luvinate-Barasso-Comerio (Salt)
La discarica consortile fu attivata negli anni 60 e dopo vicende burocratiche complesse e
prolungate la sua totale chiusura avvenne 1971 con parziale recinzione per evitare discariche
abusive. Prescindendo dai risultati delle analisi chimiche successivamente effettuate per
accertare la presenza di inquinanti e il rilascio di percolato, aspetto che richiederebbe oggi
uno specifico monitoraggio, si accentra qui l'attenzione sui rischi di instabilità della massa di
RSU (rifiuti solidi urbani). La morfologia della discarica, aggettante sul Rio di Luvinate a
causa di scarichi effettuati dall'orlo superiore del versante, non crea di problemi di stabilità in
grande della massa di RSU a causa della favorevole condizioni litostrutturali dovuta alla
presenza del conglomerato (Ceppo del Tinella) che stabilizza il piede della scarpata per quasi
tutto il suo piede lungo lo sviluppo del Rio e per alcuni metri di altezza. Tuttavia
s'individuano localizzati e possibili rischi d'instabilità nel vasto corpo delle massa di RSU,
morfologicamente differenziato, in corrispondenza dei punti di maggiore acclività. Questi
punti critici suggeriscono - come del resto già indicato in un precedente studio
(Uggeri,18.01.2001) - interventi con opere di impermeabilizzazione e di consolidamento dei
tratti a maggior rischio. Eseguita la stabilizzazione e la messa in sicurezza finale, l'area non
dovrà essere destinate ad attività che comportano anche minime mobilizzazioni di terreno o
interventi destabilizzanti (costruzioni di ogni genere).
3- Baracca Ossola Valerio. Si tratta di un'area destinata da parte di privati ad accumulo di
rifiuti di vario genere, inerti e pneumatici talora bruciati in loco. L'U.T. dopo opportuni
accertamenti ha avviato le pratiche perché il Comune intervenisse ad effettuare la bonifica.
Attualmente l'area risulta priva di rifiuti e la baracca completamente distrutta.
4- ex discarica Val Barassina. L'area si trova in prossimità e appena a monte del "Sentiero
10", in prossimità del Rio Barassina. Attualmente l'area è completamente bonificata e non
risultano indizi visibili ne' documentati di scavi per ricerche idriche e/o per asportare sabbia.
Certo è che l'area è stata oggetto di discariche abusive di inerti, ramaglie e RSU bonificate
prontamente dall'intervento Comunale.
• Aree interessate da attività estrattive dismesse: nel territorio comunale non ci sono cave
attive. Tuttavia esistono testimonianze morfologiche di una passata attività estrattiva di due
cave di materiale lapideo e di due cave di sabbia e ghiaia. Le cave di materiale lapideo (Cava
Merlè o cava del Pertus)si trova al confine con Comerio a q.560 circa e l'altra cava (in
Luvinate al confine con Barasso ) in Val Barassina a q 5.60 ) in zona molto tettonizzata con
pareti subverticali dei piani di faglia alti 8-10 m . A margine del piazzale è ancora visibile un
picciolo manufatto per ricovero attrezzi ormai in rovina. Sono poi evidenti due "cicatrici" del
territorio dovute a vecchie cava di sabbia a ghiaia. Una si trova a q.490 in prossimità del
confine con Luvinate. Nel 1939, anno di acquisto del terreno da parte dell'attuale proprietario,
da noi interpellato, l'area era già abbandonata e rinaturalizzata a bosco. Verosimilmente il
sito, oggi dalla tipica morfologia ad anfiteatro, per la facile accessibilità da parte dei
"carradori", della prossimità all'abitato, e dell'abbondanza di sabbia fine, ancora oggi
accertabile nei rari spaccati naturali, doveva essere stato oggetto di ripetute estrazioni di
sabbia. Il materiale da costruzione veniva poi trasportato con carri trainati da buoi o cavalli.
Tracce di una seconda cava di ghiaia e sabbia oggi obliterata da interventi edilizi, è localizzata
nella parte più bassa del territorio, a q 302.5 in sinistra orografica del Torrente dei Boschetti.
La sua esistenza è accertabile oggi solo dalle carte aerofotogrammetriche che l'hanno rilevata
e da testimonianze locali più che dall'attuale morfologia ormai scomparsa. La sua presenza
avvalora l'individuazione geologica del paleoconoide ghiaio-ciottoloso , oggi completamente
inattivo, creato dal Rio dei Boschetti.
6 - CLIMATOLOGIA
6.1 – Introduzione e generalità
Il clima lombardo mostra caratteristiche tipicamente continentali con inverni rigidi ed estati calde,
umidità abbastanza elevata e limitate precipitazioni, relativamente ben distribuite durante tutto
l'anno; la ventosità è ridotta e sono frequenti gli episodi temporaleschi estivi. Si deve però
considerare che le varie zone presentano marcate differenze locali.
Nella provincia di Varese, il clima risulta principalmente influenzato da due fattori identificabili
nella disposizione trasversale dell'arco alpino a nord, che agisce da barriera difficilmente
valicabile per le correnti fredde provenienti dalle regioni settentrionali e che trattiene le correnti
calde meridionali, e nella presenza dei numerosi bacini lacustri che rilasciano energia termica.
Questi due fattori concorrono a determinare un clima caratterizzato da temperature relativamente
miti, piovosità media e basse escursioni termiche.
L'andamento climatico di Barasso è funzione della conformazione orografica della zona dei laghi
che esercitano un'azione mitigatrice molto importante nella fascia collinare Varesina. Sono stati
considerati i fattori climatici che influenzano più da vicino l'idrografia, cioè le precipitazioni e la
temperatura dell'aria che sono gli elementi fondamentali per le calcolazioni di carattere
idrogeologico. I dati utilizzati sono stati ricavati dai dati del Centro Geofisico Prealpino, stazione
meteorologica di Varese (410 m s.l.m.).
6.2 - Precipitazioni
Grazie alla sua posizione, adagiato tra la pianura e le Prealpi, il territorio provinciale benefica di
precipitazioni frequenti che divengono sempre più abbondanti avvicinandosi ai rilievi.
Il regime pluviometrico nel Territorio del comune di Barasso è di tipo "prealpino", caratterizzato
in generale da stagioni autunnali e primaverili più piovose, in quanto la frequente presenza di
correnti atlantiche, spesso associate a depressioni sul Mediterraneo, favorisce le cosiddette
"piogge equinoziali".
I risultati dell'elaborazione dei dati pluviometrici, illustrati nelle carte delle precipitazioni annue
del territorio alpino lombardo registrate nel periodo 1891-1990 a cura della Regione Lombardia,
mostrano che le precipitazioni medie annue (P.M.A.) tendono progressivamente ad aumentare,
spostandosi dalla pianura padana verso i rilievi prealpini.
Sono di seguito proposti (Figg. 1, 2 e 3) gli andamenti delle piovosità estratti dalle suddette carte
delle precipitazioni medie, massime e minime annue.
Fig. 1 - PRECIPITAZIONI MEDIE
Estratto della Carta delle precipitazioni medie, massime e minime annue del territorio alpino della Regione Lombardia
(registrate nel periodo 1891-1990)
Fig. 2 - PRECIPITAZIONI MASSIME
Estratto della Carta delle precipitazioni medie, massime e minime annue del territorio alpino della Regione Lombardia
(registrate nel periodo 1891-1990)
Fig. 3 - PRECIPITAZIONI MINIME
Estratto della Carta delle precipitazioni medie, massime e minime annue del territorio alpino della Regione Lombardia
(registrate nel periodo 1891-1990)
Per la caratterizzazione generale del regime pluviometrico sono stati presi in considerazione i dati
relativi alle precipitazioni registrate dalla stazione meteorologica di Varese (410 m s.l.m.) del
Centro Geofisico Prealpino.
Il grafico di fig. 4 mostra l'andamento delle precipitazioni annuali, nel periodo dal 1934 al 2009, e
la media calcolata sullo stesso periodo. Il valore massimo è stato raggiunto nel 2002 con 2.459,1
mm, mentre il valore minimo si è avuto nel 1943 con 903 mm.
Precipitazioni totali annuali 1934-2009
1934 1936 1938 1940 1942 1944 1946 1948 1950 1952 1954 1956 1958 1960 1962 1964 1966 1968 1970 1972 1974 1976 1978 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008
Figura 4 – Andamento delle precipitazioni annuali nel periodo 1934-2009.
Il grafico di fig. 5 mostra la distribuzione media mensile delle precipitazioni dal 1965 al 2009.
Precipitazioni distribuzione media periodo 1965-2009 (44 anni)
Figura 5 – Distribuzione media delle precipitazioni nel periodo 1965-2009
Il grafico evidenzia una distribuzione delle precipitazioni con due massimi corrispondenti alla
stagione primaverile ed autunnale, mentre i minimi cadono a luglio e durante l'intera stagione
Un aspetto d'interesse per gli operatori ambientali è la conoscenza dei valori delle altezze
massime di pioggia di durata diversa, perciò si è ritenuto opportuno indicare i dati forniti dal
Centro Geofisico Prealpino relativi ai "mm massimi di pioggia caduti nelle 24 ore" negli anni dal
2004 al 2009. Questi dati pluviometrici costituiscono la base per elaborazioni idrauliche e
statistiche d'approfondimento specialistico.
Precipitazioni atmosferiche massime in 24 ore in mm
mm di pioggia
Il 30 Novembre 2009 si è chiuso l'anno meteorologico 2009 iniziato il 1 Dicembre 2008. In questi
12 mesi le piogge sono risultate particolarmente abbondanti rispetto alle statistiche con un totale a
Varese di ben 2097 mm. Dalla banca dati meteorologica degli ultimi 44 anni del Centro Geofisico
Prealpino diretto dal Prof. Salvatore Furia risulta infatti che la pioggia che cade a Varese
mediamente in un anno ammonta a 1540 mm (periodo 1966-2009), e dunque nel 2009 si è
registrato un eccesso di ben 557 mm. I mesi più piovosi sono risultati essere quelli di Dicembre,
Febbraio, Aprile e Luglio.
Benché vi siano grandi fluttuazioni tra la pioggia totale da un anno all'altro, non sembra emergere
dall'analisi statistica una tendenza all'aumento o alla diminuzione dell'apporto idrico sul lungo
periodo in questi ultimi 44 anni (fig. 6). Sembra consolidarsi la tendenza a piogge brevi ma di
forte intensità.
Figura 6 – Precipitazioni annuali totali periodo 1966-2008
6.3 - Temperature
Il grafico di fig. 7, ottenuto dai dati forniti dal Centro Geofisico Prealpino (Stazione meteorologica
di Varese), mostra l'andamento delle temperature medie mensili relative agli anni dal 1967 a
Temperature distribuzione media periodo 1967-2009 (43 anni)
Figura 7 – Distribuzione media delle temperature nel periodo 1967-2009
media mensile
periodo 1967-2009
Tab. 1 – Media mensile periodo 1967-2009
Dall'esame dei dati numerici riportati in tabella 1 e del relativo grafico si può notare che
l'andamento delle temperature medie mensili è caratteristico dei climi delle medie latitudini con i
valori massimi nei mesi di luglio ed agosto ed i minimi nei mesi invernali di dicembre e gennaio.
La temperatura media annuale (relativamente alla serie storica analizzata) è di 12.5 °C, mentre la
temperatura media per la stagione invernale è di 3.6 °C, per la primavera 12.2 °C, per l'estate 21.8
°C e 12.4 °C per l'autunno.
A Varese la temperatura media dell'anno meteorologico 2009 è stata di 13.9 °C, posizionandosi al
secondo posto degli anni più caldi. I mesi di Agosto, Maggio e Settembre hanno fatto registrare
temperature particolarmente al di sopra della media.
La linea di tendenza, riportata nel grafico di fig. 8, mostra come la temperatura media a Varese si
sia innalzata di circa 0.43° ogni 10 anni (con incertezza di ± 0.06°). Nel lasso di tempo compreso
tra l'anno 1967 e l'anno 2009 la temperatura si è alzata in totale di 1.8 °C (da 11.6 a 13.4 °C). A
Varese l'anno con la temperatura media più alta è stato il 2003, grazie all'estate più calda mai
registrata, seguita dal 2009 e dal 2007 che invece hanno fatto registrare temperature record in
primavera ed inverno.
Figura 8 – Temperatura media annuale periodo 1967-2009 e linea di tendenza
Si deve ricordare che il mese di dicembre del 2009 ha fatto registrare temperature minime da
record, si sono registrati all'alba valori di -12 °C a Varese, -12.5 °C a Valganna, -15 °C a
Castelnuovo Bozzente, -10 °C a Malpensa e Campo dei Fiori (dati statistici estrapolati dal sito
www.astrogeo.va.it del Centro Geofisico Prealpino).
7 - ASPETTI DI IDROGRAFIA
7.1 - Premessa normativa
L'Art 25.4 delle NTA del PAI (Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico) demanda alle Regioni
e alle Province - nei rispettivi strumenti di pianificazione territoriale - l'individuazione dei Corsi
d'acqua Principali per i quali procedere all'individuazione delle fasce fluviali.
La Regione Lombardia con DGR n° 7/7868 del Gennaio 2002 ha quindi classificato i corsi
d'acqua in due categorie; principali (appartenenti al "reticolo idrico principale") e secondari
(appartenenti al "reticolo idrico minore"). Con questa importante distinzione la R.L. ha trasferito
le funzioni di polizia idraulica relative ai corsi d'acqua appartenenti al reticolo idrico minore ai
Comuni, lasciando quelle relative al reticolo idrico principale al Genio Civile.
Appare pertanto indispensabile ai fini gestionali Comunali distinguere i "Principali" dai "Minori"
perché le due tipologie possono coesistere, ovviamente in tratti diversi di uno stesso corso
La Provincia di Varese si è dotata, dal canto suo, di uno studio di settore con l'elenco delle aree
inondabili individuate degli enti idrici principali, diverse da quelle indicate dal PAI.
In questo elenco elaborato dai Tecnici della Provincia di Varese non risultano compresi gli "Enti
Idrici Principali" esistenti in Barasso, per i quali quindi non sono state individuate aree esondabili
o potenzialmente tali.
7.2 - I corsi d'acqua del reticolo idrografico "principale" e "minore"
I corsi d'acqua che solcano il territorio di Barasso sono stati classificati dalla R.L.( Tav. ? ) in
reticolo idrico principale, al quale appartengono:
- Torrente dei Boschetti (o di Voltorre o Rio Arianna): «Dallo sbocco (a lago) a q. 700 m
s.l.m. in ciascuno dei due rami in cui si divide (Val della Tacca e Val del Ceppone)»
- Torrente Valli di Luvinate: «Dallo sbocco (nel Tinella) alla S.S. Varese-Gavirate»
- Torrente Tinella: «Dallo sbocco (a lago) alla confluenza dei due rami in cui si divide sopra
Luvinate (Valle della Barassina o Valle della Stretta)»
reticolo idrico minore al quale appartengono:
- Torrente del Ceppone (da q. 700 m s.l.m. in su)
- Torrente Viganella
- Torrente Valle del Sole
- Torrente Valle del Piano
- Torrente Molina
- Torrente Valle Barassina
Esula dall'incarico affidato lo studio del "reticolo idrografico minore" già eseguito e proposto
nello Studio del precedente PRG , quindi già in possesso di Codesta Amministrazione
Gli enti idrici citati, per i quali si e' indicato in Tav.4 il limite di bacino idrografico di
alimentazione, sono di seguito sinteticamente descritti nei loro lineamenti principali.
Torrente dei Boschetti (detto Arianna a Barasso) - Il suo corso segna per buon tratto verso S-W
il confine con Comerio. Lungo il suo alveo, in località Molina, si notano importanti interventi di
contenimento terre con gabbionate a secco e con alcune briglie in calcestruzzo eseguite per
contrastare l'attività erosiva. Il Torrente intercetta la linea ferroviaria FNM e la S.S. Varese-
Gavirate a q. 384 in Comune di Comerio. Dal punto di vista litologico da località Molina (q.400)
fino a Comerio l'alveo scorre su Maiolica; da qui fino a q. 540 circa su terreni di origine morenica
e in quota su terreno calcareo ( Calcare di Moltrasio) quando non ricoperto da coltre colluviale.
Appena a monte del ponte su Via F.lli Rossi si ha una confluenza con il Viganella, inciso in
maiolica (da 400 a 430), e che è intubato per buon tratto. L'area di confluenza è caratterizzata da
fenomeni di franosità localizzata che sono stati stabilizzati con interventi adeguati .
Torrente Valli di Luvinate - Appartiene al "reticolo idrico principale" dalla sua confluenza con il
Torrente Tinella, fino all'incrocio con la S.S. Varese-Gavirate. La caratteristica saliente di questo
torrente è rappresentata da emergenze idriche a intorno a q. 330 m s.l.m., sorgenti captate e
gestite dall'Aspem, utilizzate a scopo idropotabile principalmente per il Comune di Varese. Sul
fondovalle del Rio, in Luvinate, in destra orografica e' stato di recente trivellato un pozzo idrico.
In corrispondenza del complesso di captazione, convogliamento e potabilizzazione l'Aspem ha
eseguito opere di canalizzazione dell'alveo del Torrente.
A monte della S.S. Varesina si sviluppano - come reticolo idrografico minore - due importanti e
lunghi affluenti: Torrente Valle del Sole e Torrente Valle del Piano che sono incisi in roccia da
monte rispettivamente fino a q. 600 e 620. Il "Valle del Sole" è stato tombinato nel tratto tra il
l'asilo infantile (appena a monte dell'asilo corre su maiolica) e la sua immissione nel Torrente
Valli di Luvinate, sottopassando la S.S. Varesina. Il rio "Valle del Piano", temporaneo, è
tombinato da Via Cassini fino alla confluenza con il Torrente Valli di Luvinate appena a valle
delle Varesina, ad eccezione di un breve tratto a cielo aperto( di fianco al palazzo Comunale ) .
Torrente Tinella - Rappresenta un ente idrico di rilevante importanza territoriale, il maggiore
affluente del lago di Varese del versante Sud del Campo dei Fiori. Prende origine da q. 1266
(vetta del Campo dei Fiori) e giungendo al lago di Varese, formando un vasto ed importante
deposito conoidale attivo in comune di Gavirate. Per un tratto di 600 m il suo alveo costituisce il
confine con Gavirate nella parte S-E del territorio di Barasso e scorre in parte su depositi glaciali e
in parte su roccia ( Maiolica).
Torrente del Ceppone - E' la prosecuzione alta, da q. 700 in su, del Torrente dei Boschetti. Il
Ceppone si sviluppa fino a q. 1.150 circa ma solo da 700 m è classificato come appartenente al
reticolo idrografico minore. Il regime è torrentizio temporaneo, legato alle precipitazioni, anche a
causa dell'elevato assorbimento carsico. Il carsismo è assai sviluppato e frequente nella parte
territoriale montana, dove le acque scorrono su un substrato calcareo subaffiorante fortemente
fratturato da diverse "famiglie" di fratture,faglie e diaclasi.
Torrente Viganella - Nasce a q. 545 m circa; nel tratto iniziale l'alveo è inciso in depositi
morenici e fluvio-glaciali mentre nella parte terminale, cioè fino alla confluenza con il Rio dei
Boschetti, appena sopra il ponte di Via Rossi, l'alveo scorre su Maiolica. Parte del tratto di monte
del rio è stato tombinato.
Torrente Valle del Sole - Appartiene al reticolo idrico minore. La quota di inizio si trova a q. 900
m slm. Appena a monte dell'abitato di Barasso è stato tombinato, a partire dall'asilo infantile fino
al parcheggio di Via Matteotti, sottopassando la S.S. Varese-Gavirate.
Torrente Valle del Piano La quota di inizio alveo può essere indicata a q. 700 circa. Il rio, in
fase attiva solo in concomitanza di eventi piovosi significativi, giunto a monte dell'abitato di
Barasso, in Via Cassini, è stato in passato tombinato fino allo sbocco nel torrente Valli di
Luvinate, sottopassando la S.S. Varesina.
Torrente Molina (o "Roggia Molinara" o "Roggia dei sette mulini") - Ha due punti di inizio:
"Area sorgentizia di Comerio" e il "Fontanone di Barasso"a q. 230 m circa. Quest'ulima è una
importante e generosa sorgente "carsica sepolta " captata a scopo idropotabile. Il tratto tratteggiato
indicato in Tav. indica le vicissitudini delle derivazioni eseguite, oggi parzialmente tombinate,
per ottenere l'energia idraulica atta a muovere[ oltre un secolo fa ] le macine e le ruote (alcune
ancora visibili) di ben sette mulini, come indicato nella bella tavola del 1738 riportata in "Barasso
e la sua gente", 2001, di M. Pippione. Il Torrente Molina confluisce con portata ragguardevole
(20-30 l/sec) nel Tinella con una cascata.
Il Fontanone e la Roggia Molinara (con sette molini), disegno del 1738.
Documento contenuto nel libro " Barasso e la sua storia" di M. Pippione
Edizioni Grafiche Quirici, 2000)
Torrente Barassina (o Valle della Stretta) - Appartiene al reticolo idrico minore e si origina
all'incirca a q. 1200 sul versante del Campo dei Fiori. Rappresenta uno dei principali affluenti del
Torrente Tinella. Scorre per il suo tratto iniziale in Comune di Barasso e costituisce il confine con
Luvinate da q. 650 a q. 510 circa. Da qui l'ente idrico entra decisamente nel Comune di Luvinate.
Presenta le stesse caratteristiche di regimazione idrica e idro-litologiche del Torrente Ceppone. Il
giorno 11.06.09 partendo da q. 514 (Sentiero 10) fino a q. 560 il Rio è risultato asciutto. In sinistra
orografica (Comune di Luvinate ) si sono riscontrati due caselli di captazione idrica (q. 521 e q.
526) e una piccola sorgente (q. 542). Da q. 545 l'alveo è inciso in roccia (calcare di Moltrasio) che
a q. 560, a causa di un'evidente situazione tettonica (con parete subverticale-piano di faglia- di
circa 10 m di altezza) si è creato uno slargo locale dell'alveo. In tale slargo morfologico in tempi
passati si è cercato di dare inizio ad una attività estrattiva di cava testimoniata dalla presenza di
una piccola costruzione in sasso per probabile ricovero attrezzi, ora fatiscente, del tutto simile a
quella individuata nella "cava Merlèe" (o del Pertus) a q. 560 nella valle del Ceppone. A q. 560,
in destra orografica, si trova la galleria di captazione "a pettine" realizzata nel 1933, scavata
interamente entro la morena, e le cui acque alimentano un serbatoio idrico posto qualche decina di
metri appena sotto l'imbocco della galleria. E' auspicabile che il Comune si doti di un rilievo
accurato di tutto il complesso idraulico-minerario per ottenere una documentazione topografica
dello storico intervento idrico a suo tempo effettuato. L'acqua attualmente alimenta due
fontanelle (recanti la scritta " non potabile") dislocate lungo il "sentiero 10"
7.3- Le fasce di rispetto del reticolo fluviale principale e minore
La DGR 7/13950 indica il criterio tecnico per definire la "fascia di rispetto assoluto" dei corsi
d'acqua.La "fascia di rispetto assoluto" comprende l'alveo, le sponde, le aree di pertinenza
dell'ente idrico soggette a fenomeni gravitativi, erosioni in approfondimento dell'alveo etc.
Pertanto tale fascia viene definita con criterio geologico difficilmente cartografabile con esattezza
alla scala 1: 10.000.
Diversa e' invece la "fascia di inedificabilità assoluta"- interna alla precedente – che in base
all'Art.6 del R.D. 523/1904 si intende una fascia di 10 m misurata su entrambi i versanti dell'ente
idrico a partire dal piede arginale esterno, o, in assenza di argini in rilevato, dalla sommità della
sponda incisa. La fascia si riduce a 4 m in corrispondenza dei tratti tombinati, dei tratti per
restringimento in aree edificate o in forre rocciose.
Per gli approfondimenti e le disposizioni normative di polizia idraulica relative alle attività
permesse e vietate si rimanda alle apposite specifiche legislative contenute nella DGR 7/7868 del
2002 e nell'apposito Studio del reticolo idrico in possesso del Comune .
8 - ASPETTI DI IDROGEOLOGIA
8.1 - Individuazione delle strutture idrogeologiche locali
Una legislazione sempre più attenta all'ambiente e alla tutela delle acque ha consentito di
acquisire negli ultimi 20 anni una notevole quantità di informazioni di dettaglio e di dati
geologici puntuali sul territorio. Nel massiccio carsico del Campo dei Fiori si sono
approfondite le conoscenze, e si sono intensificate le ricerche speleologiche sulla
circolazione ipogea individuando le rocce e i terreni caratterizzati dalla presenza al loro
interno di risorse idriche significativamente apprezzabili. Si dà il termine di "acquifero" ad
una struttura idrogeologica costituita da rocce o da sedimenti sciolti , sede di apprezzabili
quantitativi di risorse idriche. Gli acquiferi risultano in genere ben individuabili , perche'
contenuti in particolari tipi di rocce o sedimenti, ma arealmente e spazialmente non ben
circoscrivibili.
Si indicano in sintesi le "strutture idrogeologiche" che interessano il Comune di Barasso (e altri
Comuni limitrofi) e che sono sintetizzate nella sezione lito e idrostrsuttuale interpretativa
1 - "falda carsica" . Origina il Fontanone di Barasso . E' una falda contenuta in una struttura
"acquifera" costituita da un insieme di "formazioni" lapidee del monte Campo dei Fiori,
interessate ciascuna da un diverso grado di carsismo, di fratturazione, quindi di
permeabilità fissurale secondaria. L'alto stratigrafico (cioè la roccia più recente) nella
sezione geologica interpretativa citata è rappresentato dalla formazione della Maiolica
mentre il basso stratigrafico è dato dalla formazione delle "marne del Pizzella"(mai
affioranti in Barasso), che si può considerare un livello impermeabile su quale poggia
l'acquifero. Questa unità in termini tecnici viene designata come "acquicludo" del sistema
idrico. Il bacino di alimentazione di tale falda carsica non è esattamente circoscrivibile ed
appare molto più vasto della superficie territoriale del Comune di Barasso (almeno 5-6
volte di piu') . Tale area o "bacino idrogeologico", include le parti più alte dei Comuni di
Gavirate, Comerio, Luvinate e Varese, estendendosi– verosimilmente - oltre il crinale
Nord del Monte Campo dei Fiori. É per tale ragione che il rigore della tutela idrogeologica
deve imporsi nelle aree questi Comuni per la salvaguardia delle salute di chi fruisce
dell'acqua della "falda carsica".
Il livello statico della falda carsica è variabile nel tempo e non definibile, ma senz'altro è
molto più "alto" in quota rispetto allo sbocco a giorno delle importanti sorgenti del
Fontanone (q. 360), delle 2 sorgenti di Comerio e delle 4 sorgenti Aspem (q. 325-335)
nonchè del pozzo Aspem (q. 328).
Un potente spessore di depositi quaternari e postquaternari a prevalente matrice sabbio-
limosa e talora limo-argillosa sovrasta l'"acquifero carsico" contenuto nella Maiolica
confinandolo completamente. Questo "tappo" geologico - che in qualche modo impedisce
e limita la fuoriuscita a giorno delle acque - si accompagna , secondo lo scrivente, ad una
struttura tettonica sepolta, forse ad una faglia con rigetto tale da creare un ostacolo a mo'
di diga che impedisce il libero deflusso verso valle, o forse all'ala di una piega anticlinale
ovvero ad un profondo solco d'erosione (paleoalveo) nei depositi fluvio-glaciali
semipermeabili. Tale struttura geologica non è stata ancora ben definita ma si ritiene che
la tettonica gioca qui un ruolo fondamentale nell'emergenza delle sorgenti Aspem.
2 - campo sorgentizio Aspem ( Soregenti Aspem ) ; è quantitativamente molto importante. Il
campo sorgivo occupa un'area sul fondovalle e sui versanti del Rio di Luvinate tra q. 325
3 -faldine idriche localizzate (sospese); , di interesse locale , di scarsa potenzialità, captate da
pozzi di tipo agricolo. Sono pozzi manufatti poco profondi e soggetti stagionalmente ad
essicamento. Le faldine citate, di limitata estensione areale, sono contenute nei livelli più
permeabili dei depositi morenici e fluvio-glaciali quaternari e sostenute da livelli o lenti
impermeabili disposte secondo la legge del caso.
Focalizzando l'attenzione sull'importante e complesso sistema idrico indicato ai punti 1 e 2 si può
giustificare il comportamento idrogeologico delle sorgenti con il fatto che tra il livello statico della
falda carsica e la quota di emergenza delle sorgenti Aspem (orientativamente tra 250 e 300 m)
esiste un forte gradiente idraulico tale da determinare la fuoriuscita di acqua con caratteristiche
tipicamente artesiane. La fuoriuscita a giorno delle acque avviene verosimilmente per risalita
attraverso la soprastante compagine fluvioglaciale poco permeabile che occlude ed opprime
l'acquifero carsico contenuto nel substrato roccioso. L'acqua risale attraverso vie preferenziali a
minore resistenza sotto la spinta idraulica del gradiente dell'acquifero carsico con modalità
tipicamente artesiane, frutto delle pressioni idrostatiche che si instaurano nell'interno del
substrato lapideo.
Le indicazioni esposte rendono anche ragione del fatto che alcune vecchie iniziali perforazioni
esplorative Aspem (1980/85) interrotte a soli 25-30 metri dal piano campagna entro il fluvio-
glaciale - senza quindi essere state spinte nel substrato roccioso di base - avevano fornito esisto
negativo rispetto alla aspettative di captazione idrica, non avendo intercettato la roccia quindi l'
acquifero in essa contenuto.
L'Aspem nel 1998 ha trivellato in territorio di Barasso , sul fondovalle del Rio Valli di Luvinate,
il Pozzo n°1 fino a 62.5 m penetrando in roccia per circa 2.5 metri. Ciò ha consentito di
intercettare l'acquifero presente nello strato ghiaioso di soli due metri di spessore sovrastante la
maiolica - dalla quale risulta verosimilmente alimentato - facendo registrare un livello
piezometrico che raggiunge addirittura +20.0 m sopra il piano campagna.
8.2 - Carta idrogeologica e della permeabilità superficiale.
Nella carta idrogeologica alla scala 1: 10.000 (Tav. 4),è evidenziato:
▪ il complesso della rete idrografica con la delimitazione dei principali bacini idrografici;
▪ i pozzi e le sorgenti ad uso pubblico;
▪ i pozzi (agricoli) le sorgenti private (captate e non) ;
▪ aree umide, di ristagno idrico e/o paludose;
▪ zone di temporanea divagazione dell'alveo fluviale;
▪ la direzione presunta di scorrimento delle acque carsiche provenienti dalle grotte testate con
traccianti ( Remeron , Marelli etc. ) alle sorgenti Aspem e del Fontanone ( Uggeri et altri) .
Sono inoltre indicati, in base alla stima della permeabilità media superficiale tre complessi; esi
ricorda che la permeabilità e' la capacità di un terreno o roccia di essere attraversato da un fluido
senza che la sua struttura venga modificata:
Complesso litoide ad elevata permeabilità( e anche,vedi cap.8.3, vulnerabilità) (EE);
Complesso a permeabilità e vulnerabilità medio alta ( AM);
Complesso a scarsa e media permeabilità e vulnerabilità (MB).
Con riferimento alle singole unità litologiche indicate al capitolo 4.2 si può proporre nello
schema sotto riportato una piu' specifica tabella attribuendo soggettivamente a ciascuna di esse
la permeabilità media stimata. Le indicazioni fornite, proposte senza il supporto di misure
specifiche di campo, sono quindi da assumere con le dovute cautele in relazione al problema
contingente da affrontare . Le unità litologiche considerate sono:
A- Scaglia Rossa e Flisch
B - Calcare detto "Maiolica"
Tra la "Maiolica" e il "Moltrasio" si interpongono - non affioranti in Barasso - il Selcifero Lombardo
( Radiolariti e Rosso ad Aptici); la formazione di Valmaggiore ( Flisch calcareo-marnoso eteropico con il rosso
Ammonitico) e i Calcari del Domaro ("Medolo"); Marne scagliose e Calcareniti (di Saltrio).
C - Calcari di Moltrasio (o Calcare selcifero Lombardo)
D - Dolomia Principale
E - Dolomia a Conchodon
F - Dolomia del Salvatore
G - Marne del Pizzella
H - Depositi morenici, alluvionali e fluvio-glaciali
I - Conglomerato detto " Ceppo del Tinella"
L - Alluvioni a grana fine e/o a componente limo-argillosa
Le unità da C ad F affiorano esternamente ai limiti Comunali, appena oltre la linea di cresta o di
spartiacque idrografico del Mte .Campo dei Fiori
Aree del territorio interessate da:
Elevata permeabilità [fissurale in roccia (> 10-2 cm/s)
media permeabilità (10-3÷ 10-2cm/s)
scarsa permeabilità ( 10-5 cm/)
bassa permeabilità o terreno impermeabile
Tabella 1 – Aree a diversa permeabilità media superficiale
8.3 –Vulnerabilità e "Vulnerabilità intrinseca" di un acquifero
La "vulnerabilità" di un acquifero è la facilità con cui un inquinate generico, partendo dalla
superficie, raggiunge la falda sottostante contaminandola.
Il "grado di vulnerabilità intrinseca" – in particolare - è una perifrasi che definisce il grado di
vulnerabilità considerando essenzialmente le caratteristiche litostrutturali, idrogeologiche e
idrodinamiche del sottosuolo e degli acquiferi.
Sono state messe a punto diverse tecniche di valutazione della vulnerabilità intrinseca (V.I) che
si possono sintetizzare in tre gruppi:
- per zone omogenee
- per modelli numerici
- per sistemi parametrici
Un metodo in uso per la valutazione della V.I. è il SINTACS (Civita M. e De Mario M.-2.000)
sistema parametrico a punteggi e pesi. SINTACS è un acronimo delle iniziali di 7 parametri
( Soggiacenza , Infiltrazione efficace,Non saturo,Tipologia della copertura, Acquifero,
Conducibilità idraulica ,Superficie topografica). A tali parametri, definiti qualitativamente e
quantitativamente , sono attribuiti dei punteggi da 1 a 10 in base a grafici opportunamente
calibrati che permettono di definire gli "indici di vulnerabilità" che in base a tabellazioni
predisposte consentono di ottenere 6 classi di vulnerabilità.La metodologia indicata è applicata
solo nel caso di uno studio idrogeologico specifico ed approfondito, aspetto che richiede il
confronto e la sovrapposizione di piu' carte tematiche , aspetto che esula dai fini di un PGT.
Come indicato nel capitolo 8.2 si è preferito definire la vulnerabilità in funzione della
permeabilità superficiale individuando elementi areali di dimensioni compatibili con la
accuratezza e la distribuzione dei dati disponibili.
Riferendoci alla consueta suddivisione morfologica territoriale di Barasso, si puo' quindi
indicare, adottando il concetto di permeabilità, che :
▪ nella parte alta ( settentrionale ) si ha un grado di vulnerabilità elevato ;
• nella parte mediana e centrale (abitato di Barasso) si ha un grado di vulnerabilità medio- alto ;
• nella parte bassa si ha un grado di vulnerabilità medio-basso .
Occorre rilevare che il rischio di vulnerabilità degli acquiferi profondi (carsici) risulta elevato
anche nelle zone a minore permeabilità (morenico e fluvioglaciale), come nel caso del centro
abitato di Barasso, poiché le acque di scorrimento o di infiltrazione superficiale vengono drenate
e/o convogliate nelle incisione dei torrenti e dei rivi che scorrono per lo piu' appena sopra il
substrato lapideo poco profondo, o direttamente sulla roccia, mettendo quindi in rapida
comunicazione, attraverso il carsismo diffuso, le acque eventualmente inquinate con quelle della
8.4 - Censimento dei pozzi e delle sorgenti
I pozzi e le sorgenti pubbliche ad uso idropotabile esistenti nel territorio di Barasso sono :
Ente idrico
Proprietà q. slm
Profondità,m. L.S.
Fontanone Barasso
Sorgenti (2) Molina
Del Fontanone di Barasso si e' già trattato in dettaglio.
La sorgente detta "Galleria" merita un cenno particolare. Si tratta di una galleria drenante
orizzontale a pettine realizzata nel 1933. Essa è stata scavata completamente in morenico senza
peraltro incontrare il contatto morenico-roccia; ha lunghezza complessiva di m 60-70 m circa.
Non si e' rinvenuta alcuna documentazione planimetrica; sarebbe opportuno un rilievo
topografico documentale. L'acqua captata ( filtrazioni nel morenico) defluisce verso l'entrata
lungo la canaletta che fiancheggia la galleria; l'acqua viene immessa per gravità in un serbatoio di
circa 80 mc , distante non piu' di 20 m dall'imbocco della galleria. Al momento dell'ispezione
(13.05.10, dopo periodo piovoso) dal troppo pieno fuoriusciva una quantità stimata di 1,0-1,5
l/sec. La sorgente era utilizzata un tempo dalla ex Colonia Elioterapica e da alcune abitazioni,
allacciate successivamente all'acquedotto comunale realizzato. Attualmente il serbatoio alimenta
due fontanelle poste lungo il "sentiero 10" recanti -molto opportunamente - la scritta "acqua non
potabile"; con minimi interventi ( sfiatatoio in particolare ) potrebbe esse garantito l'utilizzo
idropotabile. Dal punto di vista idrogeologico la sorgente capta semplicemente i filetti idrici
che attraversano la compagine morenica in cui e' scavata la galleria.
Nel seguente elenco sono numerati progressivamente( vedasi Carta Idrogeologica di Tav.4)
l'insieme dei Pozzi (P) e delle Sorgenti(S) (sia pubbliche che private) piu' significative esistenti
in Barasso con la revisione collaborativa dell'U.T. Comunale . Ad esclusione del pozzo Aspem
(n°1), i restanti sono pozzi privati di tipo agricolo di profondità assai modesta (<8.0-10.0 m). Le
sorgenti ad uso pubblico sono state già indicate nello specchietto sopra riportato; le altre sorgenti
sono private. Sono state individuate solo le principali .
ELENCO DEI POZZI (P◙) E DELLE SORGENTI (S) PIU' SIGNIFICATIVE
◙ ex Tavernari Via Cassini
12 ◙ Ex Crugnola Via Cassini 35
17 Opera Card. Via Lunga 49
detta di Verzago
Sorg.ti alimentanti il Serbatoio Nicolini
Altri pozzi di tipo agricolo e sorgenti site in proprietà private potrebbero arricchire l'elenco. Per
questo occorre conoscenza specifica del tessuto urbano, costanza nell' aggiornare l'elenco sopra
8.5 - Zone di salvaguardia dei pozzi e delle sorgenti ad uso idropotabile pubblico
In ottemperanza alla circolare r.l. 38/SAN/83 e del d.p.r. n. 236 del 24/05/88, per la salvaguardia
dei requisiti di qualità delle acque destinate al consumo umano, è stata istituita la "zona di tutela
assoluta ZTA" e "zona di rispetto ZR" e la "zona di protezione ZP" per pozzi e sorgenti destinati
ad uso potabile. Per ciascuna zona sono previsti vincoli progressivamente piu' tenui mano a mano
ci si allontana dal punto di captazione.
La zona ZTA, è l'area immediatamente circostante le captazioni o derivazioni; essa deve avere
un'estensione, in caso di acque sotterranee e ove possibile per le acque superficiali, di almeno 10
metri di raggio dal punto di captazione; deve essere adeguatamente protetta e recintata e adibita
esclusivamente ad opere di presa ed ai servizi annessi ( sala pompe, centrale e elettrica ,
impianti di potabilizzazione etc. ). E' consigliata la impermeabilizzazione dell'area con interventi
La zona di rispetto ZR dei pozzi, può essere definita, come nel nostro caso, con criterio
geometrico. In tal caso essa risulta compresa entro una circonferenza avente raggio di 200 metri
con centro nel punto di captazione (come definito dal d.l. n.258/2000). Per le sorgenti il cerchio
dei 200 m di raggio e' limitato a valle dalla isoipsa passante per il punto di emergenza. Nella ZR
non si dovranno prevedere attività che possano disperdere sostanze inquinanti nel sottosuolo
(dispersione di reflui, fanghi e liquami, aree cimiteriali, aperture di cave e pozzi, spandimento di
pesticidi , insediamento di fognature o pozzi perdenti etc.), e si dovranno adottare, ove possibile,
le misure per l'allontanamento di attività preesistenti potenzialmente inquinanti.
Le normative e la specifica dei divieti relativi a tale fascia è riportata in dettaglio nel capitolo
relativo alla carta di fattibilità , in particolare nella "Classe di fattibilità 3".
La "zona di protezione ZP" non pone vincoli d'uso del suolo particolari. Solo in casi particolari -
come si ritiene essere quello del Fontanone di Barasso la cui acque vengono distribuite ad una
popolazione stimata in 30/35.000 abitanti –esclusivamente l'autorità della Regione Lombardia
puo' indicare vincoli e dettare prescrizioni che si auspica avvengano al piu' presto .
8.6 – L'acquedotto del Comune di Barasso : alimentazione e struttura
8.6.1 –Note storiche preliminari
M. Pippione nel libro "Barasso e la sua gente" - Ed. Quirici 2001, riporta (pag. 40) che nel
Settembre del 1820 la Deputazione Comunale aveva pubblicato il seguente avviso dai toni
perentori e minacciosi :<< Chi getta animali morti o qualunque cosa che possa rendere l'acqua
impura o malsana, in un pozzo, in una cisterna, in un fiume o in ruscello che la cui acqua serve di
bevanda o far birra per gli abitanti di un luogo, sarà punito con una settimana di arresto;
rimarcandosi particolare malizia o perfidia vi si aggiungerà la pena di pubblico lavoro di
comunità o l'inasprimento dell'arresto con digiuno e percosse"
Fin da allora si era preso coscienza della vulnerabilità e della importanza della tutela delle
risorse idriche di Barasso.
A pag. 48 Pippione prosegue : "All'inizio dell'ultimo decennio del XIX secolo …le
abitazioni contadine ed operaie, umide e basse e con finestre anguste, risultavano poco igieniche
anche a motivo dei letamai che occupavano regolarmente i cortili e delle latrine a cielo aperto.
L'acquedotto garantiva acqua potabile ma diversi antichi pozzi risultavano inquinati e ai Cassini
l'acqua era spesso insufficiente; esistevano due lavatoi pubblici, uno dei quali a Molina. Stante
una simile situazione igienico-sanitaria non si fa fatica a comprendere il motivo di tanti riformati
alla leva in quegli anni, chi per insufficienza toracica, chi per gozzo, chi per deficienza di altezza".
M. Pippione scrive nella nota 46 (pag 103) che "L'acquedotto comunale attingeva da quattro
sorgenti site a N del Paese ( Pue', Ponticello, Verzago e Cassini). Ancora nel 1888 i Cassini erano
privi di acqua potabile tanto che i 13 capifamiglia …inviarono una lettera alla Giunta Comunale
dichiarando di dovere utilizzare fonti impure . D'altro canto la cattiva qualità dell'acqua locale
era stata sottolineata dal Brambilla, anni addietro, ipotizzando che fosse la causa della diffusa
malattia del gozzo (". parte degli abitanti è affetta da imperfezioni fisiche procurate, credesi,
dalla cattiva acqua di cui fa uso") [Brambilla L. - Varese e il suo circondario, Tip. Ubicini,
1874,pp. 225-226]"
8.6.2 – L'acquedotto comunale attuale
La gestione attuale dell'acquedotto del Comune di Barasso è affidata all'Aspem (Azienda
Speciale Municipalizzata) di Varese, che ha fornito parte dei dati sotto riportati. Il fabbisogno
idrico del Comune è attualmente coperto dall'erogazione della sola "Sorgente del Fontanone" (340
m slm), definibile"sorgente carsica sepolta" a portata variabile che eroga mediamente 80 l/sec.
Una convenzione stipulata nel 2004 tra i soggetti interessati disciplina l'utilizzo delle acque di
questa sorgente e definisce la percentuale di attribuzione tra 4 utilizzatori :
− Comune di Comerio : 25 l/sec; − Comune di Barasso : 22 l/sec ( l'acqua viene immessa nella "nuova vasca di Barasso"); − Aspem Spa : 20 l/sec − Società Vargomma: 5 l/sec − Lo sfioro uscente dalla nuova vasca di Barasso è valutato mediamente in circa 8- 10 l/sec.
e dà origine al Torrente Molina o Roggia Molinara
------------------
Lo schema di erogazione idrica dal Fontanone alla Centrale di Barasso è riportato nello schema di
collegamento fornito dall'Aspem e allegato a pagina seguente.
In Comune di Barasso esistono, oltre al Fontanone, altre risorse idriche rappresentate da:
-- Sorgenti dette "di Comerio" a Molina, utilizzate esclusivamente dal Comune di Comerio;
− Pozzo n° 1 Aspem (q. 328 m. s.l.m; mapp. 168 in Comune di Barasso) che può erogare
circa 6,5 l/sec. Attualmente (2010) il pozzo non è attivato perché è in corso l'iter
autorizzativo di estrazione dal sottosuolo;
− Sorgenti Aspem lungo il corso del Rio di Luvinate, utilizzate e gestite dall'Aspem; − Sorgente "Galleria"(545 m slm); acque non immesse in rete acquedottistica ma utilizzate
per alimentare due fontanelle dislocate lungo il"sentiero 10" e segnalate "non potabili"
− diverse altre piccole sorgenti private .
Completano la rete acquedottistica di Barasso i seguenti serbatoi idrici
-Serbatoio Cassini Alto : capacità mc 207
-Serbatoio Cassini Basso capacità mc 485
-Serbatoio Orrigoni capacità mc 81 --------------------------------------
Tot . capacità mc 773
8.7 - Consumi e fabbisogni
In questi ultimi anni si è avuto nella zona di Molina un incremento di sviluppo industriale. I
consumi idrici per gli usi pubblici (cimitero, fontanelle etc.), industriali ed agricoli risultano
comunque in quantità nettamente subordinata rispetto a quelli di tipo domestico.
Si riporta il volume idrico fatturato degli ultimi tre anni di gestione trasmessi al Servizio
Acquedotto del Comune di Barasso dall'Ente gestore (Aspem Spa):
anno 2005 : mc. 169,738
anno 2006 : mc. 159,086
anno 2007 : mc. 152,673
Assumendo come valore medio 160,5 mc/anno il consumo idrico medio attuale pro-capite risulta
160,5 x 1.000 --------------------- = 249 l/abxg ( = 0,25 mc/g) 1766 ab. x 365
valore allineato alla dotazione idrica media (Dim ) di zone lombarde urbanizzate che è pari a 250
Nei calcoli idraulici progettuali il consumo giornaliero per abitante per Barasso viene assunto
conservativamente pari alla dotazione Dim = 300 l/giorno pro-capite . Con tale valore il
fabbisogno medio annuo per uso idropotabile per la popolazione media residente di 1.766
residenti, risulta pari a: Q = 0,3 mc/g x 365 gg x 1.766 ab = 193.377,00 mc/anno = 529,80
L'incremento demografico atteso per i prossimi 10 anni è stato valutato dall'U.T. Comunale sulla
base dei valori registrati negli ultimi 20 anni e risulta pari al 3-4% della popolazione attuale
residente. Si prevede quindi un incremento compreso tra 50 e 70 abitanti.
Il consumo idrico medio previsionale pro capite per il decennio 2010-2020 - eseguito assumendo
conservativamente il consumo massimo annuo registrato nel 2005 (169,74 mc) e per 70 nuovi
abitanti in piu' - risultera' pertanto pari a
169,74 x 1.000 ------------------- = 0,253 mc/g = 253 l/abxg 1836 ab x 365 valore che , allineato con l'attuale, non influenza significativamente il problema generale
dell'approvvigionamento idrico comunale.
Il fabbisogno medio del giorno di massimo consumo risulta :
Qmax/g = 0,3 mc/g x 1766 x 1.5 = 794,7 mc/g = 9,2 l/sec
Tale fabbisogno è ampiamente coperto perchè la centrale di Barasso è in grado di erogare 20 l/sec.
Un altro parametro significativo è la portata di punta Qp che è pari al doppio della portata
corrispondente al fabbisogno civile medio del giorno di massimo consumo. Tale valore è pari a
2 x 794,7 x 1.000 1.589.400,00
Qp =------------------------------- = ---------------------= 18,4 l/sec 3600 x 24 86.400 Anche in questo caso risulta soddisfatta la relazione
Qp < 20 l/sec ( in grado di essere erogati dalla Centrale di Barasso).
Gli ultimi due parametri Qmax/g ,(portata media del giorno di massimo consumo) e Qp (portata di
punta oraria) assumono un notevole significato in termini di confronto con i dati registrati, in
quanto sono gli indicatori degli interventi eventualmente necessari ad una corretta politica di
gestione e di programmazione degli investimenti relativi all'acquedotto
La capacità ottimale di stoccaggio per un sistema idrico è valutata come quella necessaria a
coprire il fabbisogno medio del giorno di massimo consumo per una durata di almeno 8 ore. Nel
caso specifico tale valutazione è data da:
794,7 mc/g x 8 V= ------------------------- = 264,9 mc 24 Il Comune di Barasso è dotato di un sistema di tre bacini idrici per un totale di 773 mc valore
ampiamente superiore al Volume di 265 mc sopra calcolato come capacità di stoccaggio
necessario per affrontare il punto critico del fabbisosgno idrico del giorno di massimo consumo.
8.8 - Caratteristiche idrochimiche
L'Aspem ha fornito i risultati delle più recenti analisi chimico-batteriologiche effettuate sulle
acque del Fontanone prima della loro immissione nella rete idrica di Barasso. Si riportano di
seguito i risultati in fotocopia.
Dall'esame dei valori riscontrati si possono fare le seguenti valutazioni:
− la qualità delle acque alla captazione del Fontanone appare buona, trattandosi di acque
esenti da sostanze indesiderate, in particolare da metalli, nitriti, nitrati ed ammoniaca. I
metalli infatti sono indice di inquinamento di tipo industriale, il secondo di inquinamento
di tipo civile, cioè prodotto in genere da fognature e da liquami agricoli.
− Dal punto di vista idrochimico l'acqua è di tipo bicarbonato-calcica, come logico
attendersi considerato il suo percorso carsico in rocce carbonatiche ("Tales sunt aquae
qualis est terra per quam fluunt")
Appare superfluo ricordare che ogni tipo di intervento di modifica del suolo, interagendo con le
acque profonde, necessita di una approvazione idrogeologica specifica preliminare da parte
dell'U.T. Comunale. Partendo dal concetto - non sempre ben assimilato - dell'unicità della risorsa
idrica disponibile, ogni scavo o movimentazione del terreno deve in primis considerare la tutela
della risorsa idropotabile. Mentre questa risorsa risulta tutelata entro i limiti del Parco Campo dei
Fiori (area scarsamente antropizzata), lo è meno nelle zone di Barasso (altamente antropizzate)
dove il rischio di inquinamento risulta 100 volte superiore rispetto all'area Parco, per la particolare
struttura morfologica caratterizzata da incisioni dei rivi fino alla roccia, cosa che determina una
elevata permeabilità e la vulnerabilità intrinseca degli acquiferi.
9 - CARATTERIZZAZIONE SISMICA
9.1 - Cenni di carattere normativo
In base ai riferimenti legislativi sotto riportati , in particolare in base al D.M. 14.01.2008, tutti
gli interventi edilizi ( costruzioni nuove , ristrutturazioni, restauri, manutenzione ordinaria e
straordinaria) devono essere progettati adottando criteri antisismici. Le leggi in merito sono:
1- D.G.R. 28 Maggio 2008 n° 8/7374: aggiornamenti dei <<Criteri ed indirizzi per la definizione
della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in
attuazione dell'Art. 57 comma 1 della l.r. 11 Marzo 2005 n° 12>>.
2- D.M. Infrastrutture 14 Gennaio 2008 <<Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni>> (NTC)
sostitutivo del precedente D.M. 14 Sett. 2005 che è entrato in vigore il 1° Luglio 2009.
La classificazione sismica nazionale fatta propria dalla Regione Lombardia [( OPCM 3274/03,
recepita con DGR n° 7/14964 del 7 Nov. 2003 e aggiornata con OPCM n° 3519 del 28 Aprile
2006)] indica che il Comune di Barasso rientra in "Zona sismica 4".
Nella progettazione edilizia si dovrà quindi adottare il valore di ag = 0,05 dove ag è l'accelerazione
orizzontale massima per "suolo di categoria A".
La progettazione antisismica è obbligatoria per tutte le costruzioni ricadenti in zona (nazionale)
sismica 4, entro la quale si trova il Comune di Barasso.
Nella relazione geologica e/o geotecnica redatta in base al D.M 14.01.2008, oltre agli aspetti
geologici, geotecnici e idrogeologici, le norme specificano che dovrà essere definita con assoluta
attendibilità la "Categoria del suolo di fondazione" .
In zona sismica 4 inoltre, anziché ricorrere alle verifiche geotecniche con il metodo degli Stati
Limite Ultimi (SLU) e degli Stati Limite di Esercizio (SLE), le NTC (Norme Tecniche per le
Costruzioni) consentono le verifiche alle Tensioni Ammissibili assumendo il grado di sismicità 5
e il D.M. 11.03.88, ma solo per le costruzioni di tipo 1 e 2 e per la classe d'uso I e II.
Ai fini sismici infatti le costruzioni sono classificate dalle NTC il 3 tipi:
tipo 1 – Opere provvisorie, Opere provvisionali, Strutture in fase costruttiva (vita nominale < 10
tipo 2 – Opere ordinarie, ponti, opere infrastrutturali e dighe di dimensioni contenute e di
importanza normale (vita nominale > 50 anni)
tipo 3 – Grandi opere, ponti,opere infrastrutturali e dighe di grandi dimensioni o di importanza
strategica (vita nominale > 100 anni)
Le "Classi d'uso" sono invece 4:
Classe I – Costruzioni con presenza solo occasionale di persone , edifici agricoli.
Classe II – Costruzioni il cui uso preveda normali affollamenti senza contenuti pericolosi per
l'ambiente e senza funzioni pubbliche e sociali essenziali. Industrie con attività non pericolose per
l'ambiente. Ponti, opere infrastrutturali, opere non ricadenti in classe d'uso III o IV, reti
ferroviarie la cui interruzione non provochi situazioni d'emergenza. Dighe il cui collasso non
provochi conseguenze rilevanti.
Classe III –Costruzioni il cui uso preveda affollamenti significativi . Industrie con attività
pericolose per l'ambiente Sono da considerare appartenenti a tale Classe scuole, teatri, musei in
quanto edifici soggetti ad affollamento e con la presenza contemporanea di comunità di
dimensioni significative.
Classe IV –Costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti anche in riferimento alla
gestione della Protezione Civile in caso di calamità. Ponti e reti viarie di importanza critica per il
mantenimento delle vie di comunicazione , specie dopo un evento sismico.
9.2 -La "Carta della pericolosità sismica locale" (PSL)
La DGR 8/7374 della R.L. prevede che un'analisi sismica territoriale completa debba essere
articolata in tre distinti livelli di approfondimento di cui solo i primi due sono obbligatori in
funzione della zona sismica di appartenenza.
Il primo livello (obbligatorio nei PGT) si basa sulle conoscenze geologiche del territorio nonchè
sulla redazione preliminare di carta geologica e carta geomorfologica.
L'insieme di questi elementi consente l'individuazione dei diversi "scenari di pericolosità
sismica" quindi la redazione della Carta di Pericolosità Sismica ( PSL). La tipologia degli scenari
di PSL è indicata dalla DGR 8/7374 nella seguente tabella.
Mentre in base al solo esame morfo-litologico è possibile individuare qualitativamente aree a
diverso grado di suscettività sismica, risulta impossibile a priori selezionare aree che risultano
indenni da qualsiasi coinvolgimento sismico. Nella carta PSL redatta per Barasso non sono quindi
state indicate aree "bianche".
Il secondo livello si applica - per Barasso ( zona sismica 4) - negli scenari di PSL Z3 e Z4 nel caso
di edifici strategici e rilevanti di nuova previsione, individuati dalla Regione Lombardia con
apposita delibera d.d.u.o.n° 19904 del 21 Nov. 2003. E'demandata al Comune la facoltà di
estendere la verifica di secondo livello ad altre categorie di edifici (di particolare importanza
urbanistica, strategica ,di sito morfologico ) come complessi residenziali o industriali di Classe
II, III e IV .
Il terzo livello si applica in zona 4 in fase progettuale agli scenari Z1 e Z2 solo per edifici
strategici e rilevanti e nelle aree indagate con il 2° livello quando il valore di Fa risulta superiore al
"valore di soglia comunale". (indicato in questo PGT come Fas)
9.3 - Il fattore di amplificazione sismica Fa
L'analisi e la valutazione degli effetti sismici devono quindi passare attraverso vari filtri di
approfondimento, ciascuno funzione della "zona sismica" di appartenenza, individuando i
possibili effetti di risposta sismica mediante il calcolo del fattore Fa. Questo valore deve essere
comparato a quello fornito dalla R.L. ("Fattore di amplificazione di soglia comunale" sotto
riportato e desunto in Internet dal file "soglie_lomb.xls"), in funzione del periodo T (periodo di
oscillazione proprio di ciascuna costruzione).
0,1 < T < 0,5 sec, per strutture basse , regolari e rigide
0,5 < T < 1,5 sec per strutture alte e più flessibili
VALORI DI SOGLIA COMUNALI DI "Fa" PER IL PERIODO TRA 0,1 E 0,5 SEC
Suolo tipo A
Suolo tipo B-C-E
Suolo tipo D
VALORI DI SOGLIA COMUNALI DI "Fa" PER IL PERIODO TRA 0,5 E 1,5 SEC
Suolo tipo A
Suolo tipo B-C-E
Suolo tipo D
La procedura di 2° livello fornisce, per gli effetti litologici, valori di Fa per entrambi gli intervalli
di periodo considerati, mentre per gli effetti morfologici solo per l'intervallo 0.1-0.5 s
Il valore di Fa deve essere definito per tutte le costruzioni che ricadono in zone Z3a (scarpata, orlo
di terrazzo etc.) se non altro per determinare l'ampiezza dell'area di influenza Ai ( fascia che orla
il bordo di scarpata o versante)
9.4 –Norme geologiche per l' "Analisi di rischio sismico semplificato" negli scenari individuati
nella "Carta della pericolosità sismica locale" (PSL) di Barasso
Per l'analisi del rischio sismico semplificato si procede, come detto, secondo tre livelli di
approfondimento.
1° livello - La procedura di primo livello si basa sull'analisi critica delle conoscenze dell'intero
ventaglio geologico locale. Il primo livello impone di perimetrare le aree omogenee passibili
d'amplificazione sismica sulla base della consultazione di
- Carta geologica con relative sezioni (scala 1:10.000-1: 2.000) ( Tav. )
- Carta geomorfologica ; (Tav. )
- Carta di Pericolosità Sismica Locale (PSL), (Tav. )
La carta PSL indica per ogni area la "situazione tipo" o "scenario" (da Z1 a Z5) definito in base
alla apposita classificazione riportata nella tabella indicata al capitolo 9.2 della presente . Nella
carta PSL sono individuati i seguenti " scenari di pericolosità sismica locale":
Z1c - zone potenzialmente instabili esposte a rischio frana a seguito di eventi sismici;
Z3a - Zone di ciglio con H > 10 m (tra alveo e orlo superiore di versante) [amplificazione
topografica]. Occorre considerare in questo caso l'area d'influenza Ai suscettibile di
amplificazione se sollecitata da evento sismico. Il valore di Ai viene così determinato:
Nel caso di costruzioni con sviluppo verticale di oltre 5 piani la D.G.R impone l'analisi di 3°
Z3b - Zona di cresta rocciosa (amplificazione topografica). E' stata individuata sul crinale del
Campo dei Fiori (spartiacque coincidente con confine comunale) e lungo alcune dorsali
secondarie. Trattandosi del Parco Regionale del Campo dei Fiori e di zona inedificabile, secondo
la normativa non si procede alla verifica di 2° livello.
Z4a - Zona di fondovalle e di pianura con presenza di depositi alluvionali e/o fluvio-glaciali.
Rientrano in Zona 4a le zone di risonanza per effetto di sottili depositi sciolti soprastanti il
substrato lapideo investito da azioni sismiche nonchè parte dei fondovalle dei corsi d'acqua e aree
subpianeggianti dei terrazzi di costruzione glaciale.
Z4c – Depositi morenici poggianti su substrato a debole soggiacenza
2° livello - La DGR sottopone obbligatoriamente alla verifica sismica gli edifici strategici e
rilevanti definiti dalla R.L. e ricadenti negli scenari di PSL Z3 e Z4. Il Comune può a sua
discrezione estendere la verifica di 2° livello a edifici strutturalmente consistenti o posizionati in
siti con situazioni geologiche particolari. Lo scopo del 2° livello è quello di ottenere la risposta
sismica locale quantitativa in termini del valore di Fa ("Fattore di Amplificazione") in relazione
alla morfologia del sito (amplificazione topografica o morfologica) e/o alla litologia
(amplificazione stratigrafica e geometrica ).
- effetti morfologici: mediante le schede di valutazione regionali si determina Fa.
• se Fa < Fas soglia ( pag 28 NTC) si ha grado di protezione sismica ; • se Fa > Fas soglia la normativa nazionale è insufficiente a garantire la protezione e si
deve passare alla verifica di 3° livello. Per edifici con numero maggiore di 5 piani si
deve sempre fare l'analisi di 3° livello.
- effetti litologici-Si calcola Fa per due intervalli di valori di T : 0,1-0,5sec e 0,5-1,5 sec in
base alle "schede di riferimento" della R.L (contenute nella DGR 8/7374). Occorre
determinare il periodo proprio T del sito , necessario per l'utilizzo delle schede di
valutazione considerando tutta la stratigrafia fino alla profondità a cui Vs > 800 m/s
mediante la relazione :
essendo hi = spessore dello strato iesimo
Vsi = velocità dello strato iesimo
Si confrontano poi i valori di Fa ottenuti dalle schede di valutazione con i "valori di
soglia comunali":
- se Fa < Fas (Soglia Comunale) il sito presenta grado di protezione sismica;
- se Fa> Fas la normativa e' insufficiente a garantire la protezione sismica e occorre
procedere all'analisi di 3° livello ( anziche' considerare un suolo di Categoria B si
considera un suolo di categoria inferiore C , etc )
Gli effetti topografici sono trascurati per pendii con inclinazione media inferiore a 15°.
3° livello - Si applica in fase progettuale ingegneristica per scenari Z3 e Z4 indagati con 2° livello
quando Fa > Fas soglia e per scenari Z1 e Z2 per edifici strategici e rilevanti definiti
dalle D.D. U.O. 21.11.2003 n° 19904.
NB – Gli approfondimenti di 2° e 3° livello non si applicano in quelle aree considerate (secondo la
presente componente geologica o altri vincoli, ad es. Ente Regionale del Parco Campo
dei Fiori) inedificabili.
9.5- Esempi di verifica alla risposta sismica mediante il calcolo del fattore Fa per alcune
situazioni tipo di Barasso
Sono state condotte verifiche, con il calcolo di Fa, in queste aree :
1- Zone di ciglio di scarpata rocciosa ( scenario Z3a);
2- Zona potenzialmente franosa o esposta a rischio frana (scenario Z4c)
I calcoli e le verifiche effettuate sono riportate, con le relative sezioni topografiche e litologico-
strutturali nelle figure allegate. Le stratigrafie non sono state ottenute con sondaggi meccanici ma
con il rilievo diretto essendo la litologia visibile lungo l'intera sezione verticale del terreno. Come
risultati finali occorre evidenziare che sia per l'effetto morfologico sia per quello litologico i valori
di Fa risultano per i 2 casi esaminati in Comune di Barasso sempre inferiori ai valori di soglia
definiti dalla L.R. Pertanto la normativa nazionale appare appropriata e sufficiente a salvaguardare
dagli effetti di amplificazione sismica locale le zone degli scenari selezionati limitatamente alle
costruzioni con periodo di oscillazione T indicato nei casi esaminati .
9.5.1 -RISPOSTA SISMICA IN ZONA DI CIGLIO DI SCARPATA ROCCIOSA
Scenario sismico Z3A
LOCALITA' : Ponte stradale sul Torrente Viganella in Via Roma
Suolo di Categoria A ( il versante e' completamente roccioso).Tipologia:scarpata ideale con fronte superiore orizzontale. La sezione topografica e litostrutturale è riportata di seguito.
a - Effetti morfologici
Gli effetti morfologici sono valutati secondo lo schema della classe altimetrica 10 <H<20 m adottando i seguenti valori:
Entrando nella tabella della "Classe altimetrica" di competenza si ottiene
Risultando,per suolo tipo A,
Fa(1,1) < Fas (1,3)
stabilito dalla R.L.,la normativa nazionale appare sufficiente a salvaguardare il sito dagli effetti
di amplificazione sismica locale di tipo morfologico, salvaguardando cioè le costruzioni edilizie
con strutture basse , rigide e regolari . Nella "Carta di fattibilità" (Tav. ) l'Area di Influenza
Ai deve essere considerata eguale alla altezza delle scarpata H misurata altimetricamente tra
orlo superiore e l'alveo del Rio , ovviamente lungo la sezione normale al Rio . Nel caso
esaminato dovrà essere Ai = 16 m. Nella Carta di fattibilità sono indicati - per le fasce al bordo di
scarpate e/o declivi - i criteri ai quali attenersi per le trasformazioni d'uso qualora l'intervento
ricada nella zone dette "Area di influenza" sismica Ai.
b - Effetti litologici
Poiché il valore di Vs30 dello strato superficiale risulta nel caso specifico pari o superiore a 800
m/s (roccia detta "Maiolica") non si applica la procedura semplificata per la valutazione di Fa, in
quanto la amplificazione litologica attesa è nulla , cioè Fa =1.0 (DGR 8/7374, pag. 33, nota a piè
pagina). Pertanto, risulta per suolo di Cat. A stabilito per il Comune di Barasso dalla R.L
1.0 Fa0,5-1,5 < 1,9 Fa(s)0,5-1,5
Confrontando tale valore con quello di soglia comunale[ Fa(s)] la normativa nazionale appare
anche in questo caso sufficiente a garantire il sito esaminato e le costruzioni che vi insistono, sia
basse che alte e flessibili, nei confronti della amplificazione sismica locale di tipo litologico che
può investire il sito esaminato.
9.5.2- RISPOSTA SISMICA IN VERSANTE MORENICO CON DEPOSITI GRANULARI
Scenario sismico Z4c
Si tratta di una zona morenica con presenza di depositi granulari e/o coesivi. Ogni intervento in zona Z4c necessita di verifica del fattore di amplificazione sia litologica che morfologica
Località : versante tipo del Torrente Rio di Luvinate
Suolo di Cat.E : terreni tipo C o D per spessori non superiori a 20 m posti su substrato di riferimento con Vs > 800 m/sec (pag 22 delle NTC). La sezione topografica e litostrutturale è riportata di seguito.
Caratteristiche degli "strati":
Morenico : h1= 8 m ;Vs1 = 350 m/s
Conglomerato: h2 = 12 m ; Vs2 = 700 m/s
Maiolica : h3 = indefinito; Vs3 > 800 m/s
Definita la "zona sismica " di appartenenza (Z4c) e la scheda di riferimento piu' adeguata ("litologia sabbiosa")occorre definire i valori di amplificazione sia morfologica che litologica.
A - Effetti morfologici
Si tratta di "scarpata ideale" avente 0 < H < 20 m e 10° < α <90°. Per tale tipo di scarpata la
scheda regionale fornisce Fa 0,1-0,5 = 1,1 e Ai = H. Trattandosi di categoria di suolo tipo E il
valore di soglia stabilito dalla R.L. per il Comune di Barasso è pari a Fa 0,1-0,5 = 1,7. Risultando
quindi Fa(1,1) < Fas(1,7) la normativa nazionale risulta sufficiente a salvaguardare le
costruzioni medio-piccole dagli effetti di amplificazione morfologica nella zona sismica Z4c
b - Effetti litologici
Litologia e stratigrafia sono indicate nella sezione sopra riportata; occorre ora costruire il grafico
delle velocità sismica (Vs versus z) fino a profondità in cui i valori di Vs30 risultano > 800 m/s.
Stabilita la scheda di riferimento (qui litologico-sabbiosa), occorre confrontare il grafico con
quello di riferimento che si ottiene dalla relazione Vs = 171 x e 0,0077 x Z .
Per ottenere il grafico richiesto si calcolano le velocità alle varie profondità z:
Il grafico indica che la curva ricavata con i valori di "Vs versus z " assegnati alla litologia
riscontrata in sito rientra nel campo di validità delle calcolazioni. Entrando nella matrice
"Profondità-Velocità 1° strato" per 5m < z < 12m e Vs =350 si individua che la curva di
riferimento indicata dalla R.L. è quella verde. Per ricavare Fa dalla curva di
riferimento/(Correlazione T-Fa) necessita prima calcolare T, periodo proprio del sito, attraverso
T = -------------------------- = ------------------ = -------------- = 0,143
(350x 8) + (700 x 12) 11.200 112
------------------------
Entrando con tale valore nella tabella di correlazione T-Fa( 0.1-0.5 sec) si ottiene Fa = 1,4
mentre nella tabella T- Fa(0,5-1,5 sec) si ottiene Fa = 1.8
Si confrontano i valori ottenuti con quelli di Soglia Comunale della R.L.[Fas]:
Fa 0,1-0,5 (1,4) < Fas 0,1-0,5 ( 1,7)
Fa 0,5-1,5 (1,8 ) < Fas 0,5-1,5 (3)
I valori di Fa ottenuti per il suolo di Categoria E per la sezione tipo considerata sul Rio di
Luvinate indicano che sia per le piccole costruzioni che per quelle di maggiori dimensioni ( H
> 5 piani, alte, flessibili) il valore di Fa calcolato con le schede di valutazione Regionali risulta
inferiore al valore di soglia comunale stabilito dalla R.L. per Barasso. Si conclude che la
normativa nazionale appare sufficiente a salvaguardare le costruzioni dagli effetti di
amplificazione sismica locale nella zona Z4c considerata nell'esempio [fatta salva la verifica di
idoneità ingegneristica statica degli edifici].
9.6 - "Categorie di suolo di fondazione"-Criteri e metodi per la loro determinazione
Le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC) del D.M. 14.01.08 hanno stabilito che a partire dal 1
Luglio 2009 i calcoli di progetto di una qualsiasi costruzione si devono basare sulla definizione
della "Categoria di suolo di fondazione" su cui questa poggia. L'OPCM 3274 del 2003, aggiornata
al 2005 con OPCM n° 3431, stabilisce infatti che: «Ai fini della definizione della azione sismica
di progetto si definiscono le seguenti "categorie di profilo stratigrafico del suolo di fondazione" (le
profondità si riferiscono al piano di posa delle fondazioni; i valori da utilizzare per VS30, NSPT e
Cu sono valori medi)».
Spetta dunque al Geologo definire - per il sito oggetto di ogni intervento edilizio o modificazione
d'uso del suolo - la "Categoria di suolo" alla quale la progettazione ingegneristica deve fare
Per ottenere -in particolare- il valore di Vs30 si può ricorrere alle seguenti tecniche di campo:
Perforazione a 30 m dal piano di appoggio fondazioni con esecuzione all'interno del foro,
prove geofisiche "down-hole";
Sondaggio a 30 m dal piano di appoggio fondazioni con esecuzione in fase di progressivo
avanzamento , di prove SPT ad intervalli regolari (ogni 2.0-2.5 metri circa);
Prova geofisica con stendimenti di superficie SAWS (Spectral Analysis of Surface Wawes);
Valutazione geologica diretta ( caso raro) su fronti di terreno visibili per spaccati di oltre 30 m
di altezza ( zone rocciose o franose) .
Sono state definite le "Categorie del suolo di fondazione" da A ad E (+S1eS2), ciascuna
caratterizzata da specifici parametri geotecnico-ingegneristici, per i seguenti tipi di terreno:
A - Formazioni litoidi o suoli omogenei molto rigidi caratterizzati da valori di VS30 superiori a 800
m/s, comprendenti eventuali strati di alterazione superficiale di spessore massimo pari a 5 m.
B - Depositi di sabbie o ghiaie molto addensate o argille molto consistenti, con spessori di diverse
decine di metri, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la
profondità e da valori di VS30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero resistenza penetrometrica
NSPT > 50, o coesione non drenata cu>250 kPa).
C - Depositi di sabbie e ghiaie mediamente addensate, o di argille di media consistenza, con
spessori variabili da diverse decine fino a centinaia di metri, caratterizzati da valori di VS30
compresi tra 180 e 360 m/s (15 < NSPT < 50; 70 <cu<250 kPa).
D - Depositi di terreni granulari da sciolti a poco addensati oppure coesivi da poco a mediamente
consistenti, caratterizzati da valori di VS30 < 180 m/s (NSPT < 15, cu<70 kPa).
E - Profili di terreno costituiti da strati superficiali alluvionali, con valori di VS30 simili a quelli
dei tipi C o D e spessore compreso tra 5 e 20 m, giacenti su di un substrato di materiale più rigido
con VS30 > 800 m/s.
In aggiunta a queste categorie, per le quali nel punto 3.2 (della OPCM, ndr.) vengono definite le
azioni sismiche da considerare nella progettazione, se ne definiscono altre due, per le quali sono
richiesti studi speciali per la definizione dell'azione sismica da considerare:
S1 - Depositi costituiti da, o che includono, uno strato spesso almeno 10 m di argille/limi di bassa
consistenza, con elevato indice di plasticità (PI > 40) e contenuto di acqua, caratterizzati da valori
di VS30 < 100 m/s (10 < cu < 20 kPa)
S2 - Depositi di terreni soggetti a liquefazione, di argille sensitive, o qualsiasi altra categoria di
terreno non classificabile nei tipi precedenti.
Nelle definizioni precedenti VS30 è la velocità media di propagazione entro 30 m di profondità
delle onde di taglio S e viene calcolata con la seguente espressione:
30 VS30 = ----------- dove ∑ hi/Vi i=1,N
h e V indicano lo spessore (in m) e la velocità delle onde di taglio (per deformazioni di
taglio γ < 10-6) dello strato -iesimo, per un totale di N strati presenti nei 30 m superiori.
Il valore di VS30 si puo' ricavare anche sulla sulla base del valore di NSPT" secondo la
= ---------------------------------------- dove
∑ ----------- i = 1,M N SPTi
hi = spessore in metri dell'i-esimo strato compreso nei primi 30 m di profondità;
M = numero di strati di terreno a grana grossa compresi nei primi 30 m di profondità
9.7 - Le normative NTC nella relazione geologica
In zona sismica 4 - Barasso - anziché ricorrere alle verifiche con il metodo degli Stati Limite
Ultimi (SLU) e degli Stati Limite di Esercizio (SLE) le NTC consentono il calcolo della capacità
portante e dei cedimenti ricorrendo al metodo alle Tensioni Ammissibili assumendo il grado di
sismicità 5 e il D.M. 11.03.88, ma solo per le costruzioni di tipo 1 e 2 e per la classe d'uso I e II
Le relazioni di calcolo che non impiegano le Tensioni Ammissibili devono contenere le verifiche
nei confronti degli "stati limite ultimi" (SLU) e degli "stati limite di esercizio" (SLE) sia di tipo
strutturale (STR) che geotecnico (GEO). Queste verifiche devono essere condotte sia in condizioni
statiche che dinamiche (sismiche), considerando le più gravose condizioni di carico, valutando
cioè gli effetti di diverse combinazioni delle azioni attraverso l'impiego di specifici coefficienti
parziali (CP) definiti nelle tabelle delle NTC.
Lo scopo è quello di consentire ai Progettisti - per la sicurezza di opere e sistemi geotecnici - di
accertare che sia sempre verificata la relazione
Rd > Ed dove
Rd è la resistenza di progetto, valutata in base alla resistenza dei materiali e del terreno
Ed è valore di progetto dell'effetto delle azioni.
La prima fase progettuale richiede per legge di inire la "Categoria di suolo di fondazione"su cui si
insedia l'opera edilizia. In assenza di tale definizione, opportunamente documentata e validata
dall'U.T. Comunale il progetto presentato non puo' considerarsi legalmente completo ed
10 - CARTA DEI VINCOLI ESISTENTI
Introduzione
Nella carta dei vincoli, redatta alla scala 1:5.000 (Tav.5 ) sono indicate, come disposto dalla DGR
8/7374 del 2008 le zone sottoposte a limitazioni d'uso del territorio di Barasso derivanti da
diverse normative in vigore. Le limitazioni sono imposte dai seguenti vincoli:
1. Vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. 3267/1923 ( vincolo forestale);
2. Vincoli di "polizia idraulica": appartengono a questo vincolo le fasce di rispetto del
reticolo idrografico principale e minore in base alla D.G.R. 7/7868 del 2.002 ai sensi del
R.D. n. 523/1904 «Testo unico delle leggi sulle opere idrauliche» e successive disposizioni
regionali in materia>>.
NB – Per quanto riguarda le normative di polizia idraulica della fascia di rispetto assoluto
dei corsi d'acqua ( permessi, divieti , prescrizioni etc.) si rimanda allo Studio già eseguito
sul Reticolo Idrografico di Barasso per il passato PRG , in possesso del Comune , eseguito
dal Dott. Uggeri. Esula quindi dall'incarico affidato per il presente lavoro l'elenco delle
normative specifiche in merito.
3. Vincolo derivante dal quadro del dissesto ( frane attive, aree potenzialmente franose, frane
quiescenti e/o stabilizzate);
4. Vincolo derivante dalle aree di salvaguardia delle captazioni ad uso idropotabile: D.lgs.
258/2000 art. 5 comma 4 e successive disposizioni regionali in materia; D.G.R. n. 6/15137
del 27 giugno 1996 e dgr n° 7/7868;
5. Vincolo del Parco del Campo dei Fiori. A monte di questo limite è vietato ogni tipo di
edificazione. Ogni intervento di modificazione d'uso del suolo deve essere sottoposto
all'autorizzazione dell'Ente Parco che esercita funzioni di tutela dell'ecosistema montano
NB -Il vincolo della "Legge Galasso" ( di competenza architettonica- fascia dei 150 m dall'alveo
dei corsi d'acqua principali) coinvolge parzialmente l'aspetto geologico in quanto ogni tipo di
edificazione ricadente in tale fascia deve essere sottoposto ad una "verifica di compatibilità
idraulica";
10.1 - Zone a vincolo idrogeologico
Per "vincolo idrogeologico" si intende il vincolo forestale specificato nel R.D. 30.12.1923 n° 3267
Le zone soggette a vincolo idrogeologico sono disciplinate dalla vigente legislazione statale o
regionale. Qualsiasi attività che comunque comporti un mutamento di destinazione ovvero
trasformazione nell'uso dei boschi e dei terreni sottoposti a vincolo idrogeologico è soggetta
all'autorizzazione del Presidente della Comunità Montana, previo parere del competente
Ispettorato Dipartimentale delle foreste (L.R. 05.04.1976 n. 8 art. 25).
L'utilizzazione e il taglio dei boschi sono disciplinati dalla L.R. 05.04. 1976 n. 8 (art. 23) D.M.
21.09. 1984. La carta con i limiti esatti del vincolo idrogeologico e' disponibile presso l'U.T. di
10.2 – Zone a vincolo di " polizia idraulica"
Per quanto concerne i limiti delle fasce fluviali individuate dal Piano Stralcio per l'Assetto
Idrogeologico (PAI) si ribadisce – come indicato nelle conclusioni relative al capitolo "Idrografia
superficiale" - che , non sono stati individuate dal PTCP della Provincia di Varese - a cui il PAI
ha demandato l'incarico - zone di esondazione dei torrenti appartenenti al reticolo idrico
principale del Comune di Barasso.
Le zone soggette a vincolo di "polizia idraulica" comprendono le fasce di rispetto assoluto e le
fasce di inedificabilità assoluta di seguito descritte.
La DGR 7/13950 indica il criterio tecnico per definire la "fascia di rispetto assoluto" dei corsi
d'acqua. La "fascia di rispetto assoluto" comprende l'alveo, le sponde, le aree di pertinenza
dell'ente idrico soggette a fenomeni gravitativi, erosioni in approfondimento dell'alveo etc.
Pertanto tale fascia viene definita con criterio geologico difficilmente cartografabile con esattezza
alla scala 1: 10.000.
Diversa e' invece la "fascia di inedificabilità assoluta"- interna alla precedente – che in base
all'Art.6 del R.D. 523/1904 si intende una fascia di 10 m misurata su entrambi i versanti dell'ente
idrico a partire dal piede arginale esterno, o, in assenza di argini in rilevato, dalla sommità della
sponda incisa. La fascia si riduce a 4 m in corrispondenza dei tratti tombinati, dei tratti per
restringimento in aree edificate o in forre rocciose.
Per gli approfondimenti e le disposizioni normative di polizia idraulica relative alle attività
permesse e vietate si rimanda alle apposite specifiche legislative contenute nella DGR 7/7868 del
2002 e nell'apposito Studio del reticolo idrico già in possesso del Comune (precedente PRG).
10.3 – Vincoli derivanati dal quadro del dissesto
I fenomeni gravitativi presenti in Barasso sono stati ricavati dal confronto tra l'inventario
Geoiffi delle R.L., la Carta Censimento Dissesti e della Pericolosità frane del P.T.C.P. (RIS.2 e
RIS 3 ) di Varese, dalla documentazione geologica preesistente negli Archivi Comunali (PRG) e
dal rilievo diretto su ogni frana eseguito dallo scrivente .
Una analisi di stabilità geotecnica di ciascuna frana richiederebbe calcolazioni accurate con
adozione di parametri specifici rilevabili solo in campo attraverso misurazioni ed osservazioni
localizzate e non generalizzate, parametri che vanno necessariamente integrati da opportune
analisi di laboratorio.
Relativamente alla definizione preliminare ed approssimata di "pericolosità" si concorda con la
definizione riportata nella legenda della tavola "pericolosità frane" tratta da PTCP–RIS 3
Relativamente ai dissesti , si concorda con quanto riportato nella tavola "Censimento dissesti"
tratta da PTCP-RIS 2 ma con le puntualizzazioni relative ai fenomeni franosi riportati con punti
identificativi in Tav.2 :
n°22 – frana tra la Strada Varesina e il Rio Valli di Luvinate . Si tratta di frana attiva ma
attualmente ben stabilizzata con vari interventi Comunali eseguiti in occasione della realizzazione
di parcheggi pubblici ( scogliere, sistemazioni spondali, drenaggi etc.)- Può meglio definirsi
n°26 – frana nei pressi della confluenza dei Rio Luvinate con Torrente Tinella. Sono eventi
gravitativi attivi, tipici di versante, ubicati in destra orografica del Rio di Luvinate.
"Censimento dissesti" tratto da PTCP-RIS
2
"Pericolosità frane" tratto da PTCP-RIS 3
10.4 - Zone di protezione degli enti idrici di approvvigionamento comunale (Dlgs152/06)
Per tutelare, preservare e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque destinate al consumo
umano sono state istituite le "aree di salvaguardia" di pozzi e sorgenti distinte in:
- zona di "tutela assoluta ZTA " (Classe di fattibilità 4B); area delimitata da un cerchio di 10
metri di raggio con centro nel pozzo o sorgente ;
- zona di "rispetto" ZR; può essere "ristretta" o "allargata" in relazione alla tipologia dell'opera
di presa; (fattibilità, nel nostro caso, di Classe 3B). Con criterio geometrico la zona di rispetto è
delimitata con criterio geometrico da un cerchio di 200 m di raggio con centro nel pozzo e per
le sorgenti da un cerchio analogo ma limitato a valle dalla isoipsa passante per la sorgente ;
- zona di "protezione ZP " è una vasta area definibile in base a criteri idrogeologici e la cui
delimitazione è auspicabile venga urgentemente definita dalla Regione in base all'importanza
strategica delle sorgenti carsiche presenti in Barasso. Pertanto la zona di protezione ZP non è
stata per il Comune Barasso perimetrata, perché si estenderebbe oltre il territorio comunale e
oltre il crinale della vetta del Monte Campo dei Fiori. Si ritiene importante ed urgente la
definizione di tale zona, aspetto che è di competenza, oltre che della R.L., dell'ATO della
Provincia di Varese.
Sono definite le "zone di tutela assoluta" e le "zone di rispetto" del Pozzo Aspem, delle Sorgenti
Aspem, del Fontanone ,delle due sorgenti di proprietà del Comune di Comerio a Molina e della
Sorgente Galleria. Le relative aree, riportate in Tav. sono delimitate con criterio geometrico, cioè
con un cerchio di 200 m di raggio con centro nell'ente idrico. Nel caso delle sorgenti Aspen
l'inviluppo delle circonferenze sconfina in Comune di Luvinate che è tenuto all'osservanza delle
norme che regolano le zone di rispetto. Sono vietate le seguenti attività (art. 6 del D.Lgs. n° 152
del 11.05.1999):
1. dispersione di fanghi ed acque reflue, anche se depurati;
2. accumulo di concimi chimici, fertilizzanti e pesticidi;
3. spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi salvo che l'impiego di tali sostanze sia
effettuato sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto
della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della
vulnerabilità delle risorse idriche;
4. dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche provenienti da piazzali e strade;
5. aree cimiteriali;
6. apertura di cave che possono essere in connessione con la falda;
7. apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano e di
quelli finalizzati alla protezione delle caratteristiche quali-quantitative della risorsa idrica;
8. gestione dei rifiuti;
9. stoccaggio di prodotti ovvero di sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive,
10. centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli;
11. pozzi perdenti;
12. pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170 Kg/ha di N presente negli effluenti, al
netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione. E'comunque vietata la stabulazione di
bestiame nella zona di rispetto ristretta.
I Comuni poi disciplinano caso per caso, all'interno delle zone di rispetto:
- edilizia residenziale e relative opere di urbanizzazione;
- opere viarie, ferrovie e in genere infrastrutture di servizio;
- distribuzione di concimi e fertilizzanti nei casi in cui esista un piano provinciale di
fertilizzazione;
- le pratiche agronomiche e i contenuti dei piani di fertilizzazione di cui al soprastante punto 3
("spandimento", etc.).
Nelle zone di rispetto idrogeologico ZR citate valgono le limitazioni d'uso del suolo e di attività
antropiche definite dall'Art. 6 del DPR n° 236 del 24.5.1988 ("Attuazione della direttiva CEE n°
80/778 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano"). Il DPR citato è stato
modificato dalla Legge 152/99 e successive modifiche ed integrazioni dal D.Lgs. 258/00.
Per gli interventi consentiti da attuarsi nelle "zona di rispetto" è richiesta la presentazione di una
relazione idrogeologica dettagliata sulla "vulnerabilità" (definita matematicamente in base ai
parametri idrogeologici specifici degli strati del sottosuolo e non soggettivamente), con la
specifica delle attività da svolgere sul sito oggetto della richiesta di uso del suolo e una mappa
delle attività a rischio di inquinamento esistenti nel raggio di 100 m. In base poi al D.L. 258/00
(Art 5, comma 6) ogni intervento "è subordinato all'effettuazione di un'indagine idrogeologica di
dettaglio … che accerti la compatibilità dell'intervento con lo stato di vulnerabilità delle risorse
idriche sotterranee e dia apposite prescrizioni sulle modalità di attuazione degli interventi stessi".
10.5- Vincolo del Parco Regionale del Campo dei Fiori
Tale vincolo, pur di pertinenza architettonica, ha notevoli implicazioni e coinvolgimenti in
campo idrogeologico poiche' l'intera parte alta del Comune di Barasso fa parte integrante del
vasto bacino idrogeologico carsico che origina le piu' importanti sorgenti captate ad uso
idropotabile della Provincia di Varese (Fontanone , Sorg.ti Aspem )
11 - CARTA DI SINTESI
La carta di sintesi, redatta in scala 1:5.000 (Tav. ), rappresenta il risultato della fase di analisi che
permette la visualizzazione degli elementi conoscitivi più significativi emersi dallo studio
La cartografia è stata realizzata seguendo i principi guida dettati dalla D.G.R. del 28.05.2008 n.
8/7374 indicando tutte le possibili aree sensibili, di significativo areale cartografabile, individuate
nel territorio comunale.
La carta di sintesi localizza aree omogenee dal punto di vista della pericolosità o
vulnerabilità riferita ad uno specifico o più fenomeni geologici:.
Aree pericolose dal punto di vista dell'instabilità dei versanti
In queste aree si comprendono diverse tipologie morfo-litologiche di versante interessate da
fenomeni di instabilità. Si differenziano in Barasso versanti raggruppabili come segue:
versanti interamente in roccia, caratterizzati da crolli di massi e ciottoli (aree di limitata entità)
in zona confluenza Rio Tinella - Torrente Molina); ;
versanti in terreno prevalentemente granulare e/o misto ( granulare + coesivo); frane
stabilizzate (area adiacente al Rio Valli di Luvinate)
fascia esterna (pianeggiante o subpianeggiante) all'orlo superiore dei versanti , vallivi più
acclivi delle aste fluviali e con H > 10 m. Si tratta dell' Area di Influenza (Ai) secondo la
nuova normativa sismica;
Aree vulnerabili dal punto di vista idrogeologico
• le aree ad elevata vulnerabilità degli acquiferi utilizzati ad uso idropotabile (intera parte alta del
territorio comunale caratterizzata da un carsismo epigeo assai sviluppato )
• le zone interessate da "centri di pericolo" (ex discariche; aree di riporti, cimitero etc.). Non
sono indicate le attività produttive potenzialmente nocive, le cisterne e i serbatoi interrati di
idrocarburi privati. Il censimento puntuale di questi centri di pericolo è auspicabile.
Aree vulnerabili dal punto di vista idraulico
• le aree potenzialmente a rischio idraulico per eventi alluvionali eccezionali ;in particolare si
evidenzia l'area dietro l'asilo di Barasso perché l'imbocco della tombinatura del Torrente Valle
del Sole può subire occlusioni per trasporto di congerie e apporti terrigeni;
• aree interessate da fenomeni di erosione e/o di deposito di congerie fluviali, • fascia di inedificabilità di 10 m (che si riducono a 4 m in corrispondenza del centro urbanizzato
o dei tratti tombinati ) dalle sponde di destra e di sinistra degli enti idrici (R.D. 523/1904)
Arre nterventi eseguiti in aree di dissesto o di prevenzione contro dissesto potenziale
Sono segnalati (non cartografabili) diversi interventi di opere di difesa e di prevenzione già
effettuati per contrastare l'attività erosiva dei corsi d'acqua. Gli interventi riguardano i versanti in
cui i dissesti sono stati contrastati da intereventi con palificate in legno, scogliere di massi
lapidei, gabbionate, arginature, briglie, etc. secondo i principi di ingegneria naturalistica e/o di
interventi estemporanei di privati. Si segnalano :
• tratti di alveo tombinato; (Viganella, Valle del Piano, Torrente Villa del Sole, Torrente
Molina). La tombinatura dei rivi a cielo libero è pratica oggi assolutamente vietata dalla R.L.
• alveo e argini in calcestruzzo; parte iniziale del Rio Valli di Luvinate; • gabbionate; tratti di sponda sistemati con gabbionate drenanti si rinvengono nel Torrente Valle
• scogliere di massi lapidei; il Torrente dei Boschetti è interessato in alcuni tratti da questa
tipologia di sistemazione spondale ( prima della confluenza con il Rio Viganella).
12 - CARTA DI FATTIBILITÀ GEOLOGICA ALLE AZIONI DI PIANO
12.1 - Introduzione ed aspetti normativi
Le "Classi di fattibilità" sono definite per il Comune di Barasso secondo quanto indicato nelle
"Istruzioni per l'attribuzione delle classi di fattibilità" riportate nella D.G.R. 8/7374 del 2008.
La <<Carta di fattibilità>> è finalizzata alla pianificazione territoriale ai sensi della legge madre
L.R. 41/97 aggiornata dalla più recente D.G.R. n. 8/7374 del 2008. Essa rappresenta una sorta di
avviso preliminare di "rischio geologico" ed ha lo scopo di fornire indicazioni e prescrizioni in
ordine all'uso del territorio, nonché di fornire suggerimenti per prevenire i rischi che le
modificazioni del suolo possono comportare per attenuare i rischi connessi alla interazione
"edifici-sottosuolo" e "edifici-sismicità". Le classi di fattibilità geologica, individuate alla scala
dello strumento urbanistico, sono rappresentate in Tav. alla scala I : e in Tav. alla scala 1:
10.000, utilizzando come base cartografica la Carta Tecnica Regionale, in modo da consentire
l'aggiornamento della banca dati del SIT della Regione Lombardia.
Si riportano di seguito le definizioni regionali relative alle 4 classi di fattibilità esposte nell'art. 3.1
della citata D.G.R. 2008 .
▪ Classe 1 (bianca): fattibilità senza particolari limitazioni.
"La classe comprende quelle aree che non presentano particolari limitazioni all'utilizzo a scopi edificatori e/o alla
modifica di destinazione d'uso e per le quali dovrà essere applicato quanto prescritto dalle Norme Tecniche per le
Costruzioni di cui alla normativa nazionale (D.M. 11 marzo 1988 e D.M. 14 Gennaio 2008)." Non si e' ritenuto di
istsituire la Classe 1 nel territorio di Barasso in considerazione dei molteplici aspetti di repentina variabilita'
litostratigrafica e morfologica
Classe 2 (gialla): fattibilità con modeste limitazioni.
"La classe comprende le zone nelle quali sono state riscontrate modeste limitazioni all'utilizzo a scopi edificatori e/o alla
modifica delle destinazioni d'uso, che possono essere superate mediante approfondimenti di indagine e accorgimenti
tecnico-costruttivi e senza la esecuzione di opere di difesa. Per gli ambiti assegnati a questa Classe devono essere indicati
gli eventuali approfondimenti da effettuare e le specifiche costruttive degli interventi edificatori."
Classe 3 (arancione): fattibilità con consistenti limitazioni.
"La classe comprende le zone nelle quali sono state riscontrate consistenti limitazioni all'utilizzo a scopi edificatori e/o
alla modifica delle destinazioni d'uso per le condizioni di pericolosità/vulnerabilità individuate per il superamento delle
quali potrebbero rendersi necessari interventi specifici o opere di difesa.
Classe 4 (rossa): fattibilità con gravi limitazioni.
"L'alta pericolosità/vulnerabilità comporta gravi limitazioni all'utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della
destinazione d'uso. Deve essere esclusa qualsiasi nuova edificazione, se non opere tese al consolidamento o alla
sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza dei siti. Per gli edifici esistenti sono consentite esclusivamente le
opere relative ad interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro,
risanamento conservativo come definiti dall'art.27, comma 1, lettere a),b),c) della l.r.12/05, senza aumento di superficie
e/ volume e senza aumento di carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l'adeguamento alla
normativa antisismica "
NB – <<Si specifica che le indagini e gli approfondimenti prescritti per le Classi 2, 3 e 4, limitatamente ai casi consentiti, devono
essere eseguiti prima della presentazione del progetto e consegnate contesetualmemte all'U.T Comunale in quanto propedeutici
alla pianificazione dell'intervento e alla realizzazione del progetto. Si rammenta che le indagini specifiche di campo per la
costruzione di edifici e opere edilizie in genere sono normate dal D.M. 11.03.88 e dal D.M 14.01.2008 (" Norme Tecniche per le
Costruzioni ")>>
12.2 - Tabelle regionali per l'attribuzione delle "CLASSI DI FATTIBILITÀ GEOLOGICA"
(secondo la DGR 8/7374 del 2008)
Nella tabella seguente vengono riportate le indicazioni fornite dalla R.L. per l'attribuzione delle
aree omogenee alle varie "classi di fattibilità"
Classe di fattibilità
AREE PERICOLOSE DAL PUNTO DI VISTA DELL'INSTABILITÀ DEI VERSANTI
Aree soggette a crolli di massi (distacco e accumulo)
Aree interessate da distacco e rotolamento di blocchi provenienti da depositi superficiali
Aree di frana attiva (scivolamenti, colate ed espansioni laterali)
Aree in frana quiescente (scivolamenti, colate ed espansioni laterali)
Aree a franosità superficiale attiva diffusa (scivolamenti, soliflusso)
Aree a pericolosità potenziale per grandi frane complesse
Aree in erosione accelerata (calanchi, ruscellamento in depositi superficiali o rocce deboli)
Aree interessate da trasporto in massa e flussi di detrito su conoide
Aree a pericolosità potenziale per crolli a causa della presenza di pareti in roccia fratturata e
stimata o calcolata area di influenza (Ai)
Aree a pericolosità potenziale legata a orientazione sfavorevole della stratificazione in roccia
debole e stimata o calcolata area di influenza
Aree a pericolosità potenziale legata a possibilità di innesco di colate in detrito e terreno
valutate o calcolate in base alla pendenza e alle caratteristiche geotecniche dei terreni
Aree di percorsi potenziali di colate in detrito e terreno
Aree a pericolosità potenziale legate alla presenza di terreni a granulometria fine (limi e argille)
su pendii inclinati, comprensive delle aree di possibile accumulo
Aree interessate da valanghe già avvenute
Aree a probabile localizzazione di valanghe potenziali
Aree protette da interventi di difesa efficaci ed efficienti
Aree estrattive attive o dismesse non ancora recuperate comprendendo una fascia di rispetto in
base alle condizioni di stabilità dell'area
AREE VULNERABILI DAL PUNTO DI VISTA IDROGEOLOGICO
Classe di fattibilità
Aree ad elevata vulnerabilità dell'acquifero sfruttato e/o del primo acquifero
Aree con emergenze idriche diffuse (fontanili, sorgenti, aree con emergenza della falda ))
Aree a bassa soggiacenza della falda o con presenza di falde sospese
Aree interessate da carsismo profondo ( caratterizzate da inghiottitoi e doline )
AREE VULNERABILI DAL PUNTO DI VISTA IDRAULICO
Classe di fattibilità
Aree ripetutamente allagate in occasione di precedenti eventi alluvionali o frequentemente
inondabili (indicativamente con tempi di ritorno inferiori a 20 – 50 anni), con significativi
valori di velocità e/o altezze d'acqua o con consistenti fenomeni di trasporto solido
Aree allagate in occasione di meteorici eccezionali o allagabili con minore frequenza
(indicativamente tempi di ritorno superiori a 100 anni) e/o con modesti valori di velocità ed
altezze d'acqua tali da non pregiudicare l'incolumità delle persone, la funzionalità di edifici e
infrastrutture e lo svolgimento di attività economiche
Aree potenzialmente inondabili individuate con criteri geomorfologici tenendo conto delle
criticità derivanti da punti di debolezze delle strutture di contenimento quali tratti di sponde in
erosione, punti di possibile tracimazione, sovralluvionamenti, sezioni di deflusso insufficienti
anche a causa della presenza di depositi di materiale vario in alveo o in sua prossimità, etc.
Aree già allagate in occasione di precedenti eventi alluvionali nelle quali non siano state
realizzate opere di difesa e quando non e' stato possibile definire un tempo di ritorno
Aree soggette ad esondazioni lacuali
Aree protette da interventi di difesa dalle esondazioni efficaci ed efficienti, dei quali sia stato
verificato il corretto dimensionamento secondo l'allegato 3 (con portate solido-liquide aventi
tempi di ritorno almeno centennale)
Aree interessabili da fenomeni di erosione fluviale e non idoneamente protette da interventi di
Aree adiacenti a corsi d'acqua da mantenere a disposizione per consentire l'accessibilità per
interventi di manutenzione e per la realizzazione di opere di difesa
Aree potenzialmente interessate da flussi di detrito in corrispondenza dei conoidi pedemontani
di raccordo collina – pianura
AREE CHE PRESENTANO SCADENTI CARATTERISTICHE GEOTECNICHE
Classe di fattibilità
Aree di possibile ristagno, torbose e paludose
Aree prevalentemente limo-argillose con limitata capacità portante (riportare gli spessori)
Aree con consistenti disomogeneità tessiturali verticali e laterali (indicare le ampiezze)
Aree con riporti di materiale, aree colmate
12.3 - "Norme Geologiche di Piano" e "Norme sismiche di Piano"relative alle Classi di
fattibilità geologica proposte per il territorio Comunale di Barasso
Gli esami in campo, la documentazione degli studi precedenti , le nuove normative della L.R. sui
PGT, le indicazioni del SIT e del PCPT di Varese e dell'ATO (Assetto Territoriale Ottimale),
consentono di proporre le "Classi di fattibilità" come indicato nelle Tav. alla scala 1: 2.000; e
nella Tav. alla scala 1:5.000 e in Tav. alla scala 1: 10.000 su base CTR (Carta Tecnica
Regionale) al fine di consentire al SIT di ottenere l'aggiornamento della banca dati.
Le "Norme sismiche di Piano" sono in sintesi specificate in calce a questo paragrafo ( esse sono
indicate nel Capitolo 9 della presente Relazione Finale al quale si rimanda per approfondimenti)
Classe 1 - Fattibilità senza particolari limitazioni
A causa dell'estrema variabilità areale, sia litologica che morfologica, anche in ambiti ristretti, si è
ritenuto di non istituire la Classe 1 non potendo escludere a priori l'esistenza di possibili areali con
rischi di tipo geologico che possono sfuggire anche alla più accurata analisi territoriale.
Classe 2 - Fattibilità con modeste limitazioni
In questa classe ricadono le aree nelle quali sono state riscontrate limitate situazioni di
vulnerabilità e modeste condizioni limitative alla modifica d'uso dei terreni, superabili con
approfondimenti d'indagine ed accorgimenti geologici e/o geotecnici o idrogeologici che devono
essere valutati in relazione al caso specifico.
Sono state differenziate due sottoclassi:
Sottoclasse 2A - Aree subpianeggianti a debole pendenza (<15-20°) costituite da spessori ( 8 -
10 m) di sedimenti di origine glaciale, alluvionale e fluvioglaciale
Appartiene a questa sottoclasse la quasi totalità dei terreni di genesi morenica e fluvio glaciale e
alluvionale dell'area territoriale altimetricamenete bassa, (a valle della linea ferroviaria FNM, la
paleoconoide di Molina, ed i "terrazzi di costruzione glaciale"). Tali terreni presentano una
morfologia poco acclive, con debole pendenza e senza particolari problematiche geomorfologiche
se distanti dai bordi di scarpata fluviale; hanno in genere caratteristiche adatte all'edificabilità. La
normativa vigente (D.M. 11/03/1988, D.M. 14/09/2005 e D.M. 14/01/2008-NTC 2008) richiede
per ogni intervento edificatorio o di trasformazione d'uso un'indagine geognostica proporzionata
all'entità dell'opera in progetto ed alle condizioni litologiche puntuali da valutare caso per caso.
L'indagine dovrà essere finalizzata alla verifica di compatibilità geologica, geomorfologica,
geotecnica ed idrogeologica del progetto. In particolare dovrà essere valutata la possibile
interferenza tra le opere fondazionali e l'eventuale falda idrica sotterranea presente. In caso di
realizzazione di piani interrati impostati ad una quota inferiore a quella piezometrica, il progetto
dovrà essere supportato dalla indicazione di idoneo sistema di impermeabilizzazione, di drenaggio
e di allontanamento delle acque che dovrà essere specificato in apposita tavola progettuale.
Come per le altre Classi, in caso di sbancamenti e movimentazione delle terre dovrà essere
applicato l'Art. 186 del D.Lgs. 16 Gennaio 2008 n° 4 ("Ulteriori disposizioni….in materia
ambientale") che consente il riutilizzo del terreno di scavo ed il suo trasporto ad altri siti solo dopo
accertamento chimico che dimostri la sua salubrità ("Caratterizzazione delle terre").
In caso di costruzioni in pendio, in presenza di livello coesivi scivolosi (areale della Roggia
Molinara) o in situazioni di rischio di scivolamento o con fronti-scavo di altezza superiore ai 3.0
m è richiesto di effettuare una verifica geologica della stabilità. Dovranno essere rilevati ed
evidenziati i fenomeni di dissesto in atto o potenziali (su terreno e/o edifici esistenti) entro un
raggio di 30 metri dal punto d'interesse.
La modifica di destinazione d'uso delle aree produttive artigianali e industriali richiede la verifica
dello stato di salubrità dei suoli e qualora venga rilevato uno stato di contaminazione dei terreni
e/o delle acque sotterranee, sarà necessario avviare le procedure previste dal D.Lgs. 152/06
"Norme in materia ambientale".
Per la sottoclasse 2° l'U.T.dovrà pertanto richiedere la relazione geologica, da depositare
contestualmente al progetto edilizio, che dovrà considerare, come traccia di relazione tipo, i
seguenti aspetti specifici, se presenti:
- descrizione dei risultati delle indagini effettuate in sito;
- caratterizzazione geologica e geotecnica del terreno;
- misurazioni e/o indicazioni della profondità del livello idrico nel sottosuolo;
- criteri di bonifica idraulica permanente o temporanea e di smaltimento delle acque
- accorgimenti operativi adottati per la tutela delle risorse idriche sotterranee ;
- specifica degli interventi di messa in sicurezza dei fronti-scavo con eventuale analisi di
- definizione della "categoria di suolo di fondazione" ai sensi del D.M. Infrastrutture del 14
gennaio 2008 (NTC);eventuali analisi di 2°livello;
- rispetto delle indicazioni riportate sulla Carta delle Pericolosità Sismica Locale (PSL).
Classe 2B - Aree a pendenza media (> 20°) costituite da spessori di terreno alluvionali o
fluvio glaciali presumibilmente modesti ( 8-10 m) poggianti su terreno roccioso o molto
compatto
I terreni di questa sottoclasse, che sono in genere ubicati "a monte" della zona delle risorse
idropotabili strategiche del pozzo Aspem e delle sorgenti (Fontanone, Comerio, Aspem),
presentano come priorità assoluta il principio della tutela delle risorse idriche del sottosuolo. Tale
principio deve risultare la guida per ogni valutazione degli interventi d'uso del terreno perchè di
importanza strategica intercomunale.
Dovranno quindi essere valutati in particolare i rischi di vulnerabilità nei confronti dell'immediato
sottosuolo. Infatti il substrato calcareo carsico assorbente che approssima irregolarmente il piano
campagna o che affiora nelle vallecole che incidono il morenico su cui poggia perlopiu' il Centro
abitato, mette in rapida comunicazione le acque (e i contaminanti) con le sorgenti idropotabili.
Particolare attenzione pertanto va riservata all'individuazione e al controllo degli scarichi abusivi
nei rivi e torrenti, scarichi che sono normati dal regolamento relativo del "Reticolo idrico minore".
Quindi è essenziale indicare nella relazione geologica, con apposita tavola progettuale, il percorso
del collettamento delle acque reflue e meteoriche indicando il loro preciso recapito finale. Dovrà
essere indicata la qualità del raccordo impermeabile tra tubazioni interrate al fine di evitare
sbancamenti e movimentazione terre e percolazioni di difficile individuazione a posteriori. Nel
caso frequente di aree rocciose o con substrato roccioso a debole profondità nel sottosuolo si
dovrà accertare che non si rinvengono cavità carsiche per un raggio di almeno 30 metri dal
perimetro esterno della proprietà in cui si attua l'intervento. Deve essere applicato l'Art.186 del
D.L. 16 gennaio 2008 per il riutilizzo del terreno, o per indicare il suo destino finale, dopo
accertamento chimico della sua salubrità. Tale articolo prevede infatti che "…deve essere
dimostrato che il materiale da utilizzare non è contaminato." mediante analisi chimica per la
ricerca degli elementi e sostanze pericolose, sostanze da individuare in funzione delle attività
pregresse svolte sull'area.
Dal punto di vista costruttivo e geotecnico i terreni della sottoclasse 2B in genere presentano da
buone a ottime caratteristiche geomeccaniche favorevoli all'edificazione. Per accertarlo
puntualmente si rende però necessaria - ai sensi del D.M. 11.03.88 e alle NTC 2008 - un'indagine
geognostica adeguata al tipo di costruzione e alla morfologia del terreno di fondazione.
Inoltre bisogna ottemperare alle indicazioni riportate sulla Carta delle Pericolosità Sismica Locale
L'U.T. Comunale richiederà quindi la relazione geologica, da depositare contestualmente al
progetto edilizio, e dovrà normalmente considerare ,se presenti, [relazione geologica tipo] i
seguenti aspetti specifici:
- descrizione dei risultati delle indagini e prove effettuate in sito;
- caratterizzazione geologica e geotecnica del terreno;
- misurazioni e/o indicazioni della profondità del livello idrico nel sottosuolo;
- criteri di bonifica idraulica e di smaltimento delle acque meteoriche;
- accorgimenti operativi adottati per la tutela delle risorse idriche del sottosuolo;
- specifica degli interventi di messa in sicurezza dei fronti-scavo con eventuale analisi di
- definizione della "categoria di suolo di fondazione" ai sensi del D.M. Infrastrutture del 14
gennaio 2008 (NTC); eventuale verifica sismica di 2° livello
- rispetto delle indicazioni riportate sulla Carta delle Pericolosità Sismica Locale (PSL).
Classe 3: Fattibilità con consistenti limitazioni
Esistono in tale Classe consistenti e diversificate condizioni limitative sia di carattere geotecnico
che idrogeologico. Talora le normative si innestano con quelle del Parco del Campo dei Fiori. A
seconda dei siti di intervento, della tipologia costruttiva, della natura, spessori e caratteristiche del
terreno si possono distinguere diverse "Sottoclassi".
Sottoclasse 3A - Fascia che orla il bordo superiore critico dei versanti fluviali – Area di
influenza sismica "Ai"
A tale sottoclasse appartiene quella fascia di terreno indicata in Tav , di larghezza variabile e da
definire in sito in base ad evidenze di dinamica geomorfica attiva, ma minima di 10 metri,
parallela all'orlo superiore dei versanti fluviali.Tale fascia puo' coincidere o sosvrapporsi alla
fascia di influenza sismica Ai. La sottoclasse 3A e' una fascia individuata là dove gli interventi
di modifica del suolo sono ritenuti critici per la instabilità dell'area che orla il versante, valutata in
funzione dell'altezza tra fondovalle, orlo superiore (Scenari sismici Z3a) e pendenze. Questa
fascia deve considerarsi a rischio e potenzialmente instabile per diverse ragioni:
• a causa della erosione regressiva a cui è soggetto l'orlo superiore dei versanti vallivi: • per l'erosione alla base del versante esercitata dalle acque dei rivi e torrenti; • per la definizione dell' "Area di influenza sismica" (Ai); essa è definita come un fascia di
larghezza che eguaglia il dislivello tra orlo superiore del versante e il punto più basso della
valle nella sua sezione normale all'alveo.
Ogni progetto di nuova edificazione, di ristrutturazione con aumento di volume o di modifica del
suolo, deve essere accompagnato dalla relazione che l'U.T. richiederà ai sensi delle NTC 2008.
Nella relazione dovranno essere analizzati, se presenti, i seguenti aspetti:
- descrizione dei risultati delle indagini e prove effettuate in sito;
- caratterizzazione geologica e geotecnica del terreno;
- documentazione cartografica e fotografica che evidenzi l'esistenza o meno nel raggio di 30
metri, di dissesti di varia natura nei fabbricati e nel terreno;
- misurazioni e/o indicazioni della profondità del livello idrico nel sottosuolo;
- criteri di bonifica idraulica e di smaltimento delle acque meteoriche;
- accorgimenti operativi adottati per la tutela delle risorse idriche del sottosuolo;
- specifica degli interventi di messa in sicurezza dei fronti-scavo temporanei o definitivi con
eventuale analisi di stabilità del pendio;
- definizione della "categoria di suolo di fondazione" ai sensi del D.M. Infrastrutture del 14
gennaio 2008 (NTC) ai fini della progettazione ingegneristica.
- rispetto delle indicazioni riportate sulla Carta delle Pericolosità Sismica Locale (PSL).
Sottoclasse 3B - Aree di ex discariche, di riporti, a scarse caratteristiche geotecniche.
Le modificazioni d'uso del suolo, ricadenti in questa sottoclasse, dovranno essere precedute da
un'indagine i cui risultati, esaminati ed interpretati nella relazione geologica preliminare di
progetto, definiranno la struttura geometrica del sottosuolo, consentendo, dopo la caratterizzazione
del sito, di formulare indirizzi geotecnici per ogni tipo di intervento in particolare per bonifica
inquinologica del sito ai sensi del D.Lgs. 3 Aprile 2006 n° 152, aggiornato con D.Lgs. 16 Gennaio
2008 n° 4. In caso di presenza di acque emergenti la relazione geologica dovrà individuare le
condizioni strutturali di fuoriuscita delle acque indicando metodi e criteri esecutivi delle opere di
drenaggio e di bonifica idrologica. Inoltre occorre ottemperare alle indicazioni riportate sulla
Carta delle Pericolosità Sismica Locale (Tav. ).
Sottoclasse 3C - Aree con centri di pericolo (distributori di carburanti, depositi di sostanze
pericolose; serbatoi interrati etc.). Aree ex industriali o artigianali dismesse.
Nella cartografia di Tav. sono state indicate solo alcune delle aree del territorio di Barasso che
rientrano in questa sottoclasse. Senz'altro ne esistono molte altre, tante ad esempio quante sono le
cisterne interrate di idrocarburi non a norma. Dal tipo di analisi geologica eseguita per il presente
PGT rimane esclusa l'individuazione di tutti i serbatoi interrati; il problema meriterebbe
un'indagine specifica considerata la vulnerabilità ed importanza del sottostante acquifero. In caso
di ridestinazione d'uso di aree ex artigianali o industriali o di aree potenzialmente inquinanti o
inquinate, si applica il D.Lgs 152 del 2006 (Codice ambiente) essendo richiesta una valutazione
dello stato di contaminazione del sottosuolo. Occorre pertanto una relazione geologica di dettaglio
che in base alle prospezioni e ai campionamenti di terreno ed eventualmente delle acque, indichi
lo stato di salubrità del terreno e i metodi e i criteri operativi più idonei ad ottenerlo. Inoltre
bisogna tenere presente le indicazioni riportate sulla Carta P S L (Tav. ).
Sottoclasse 3D - Zona di Iniziativa Comunale Orientata (Zona ICO del Parco Campo dei
Ogni intervento in sottoclasse 3D richiede la presentazione , contestuale al progetto, di una
relazione geologica che esamini puntualmente le problematiche come sinteticamente esposte per
la Classe 3A. Poichè siamo in area Parco occorre adeguarsi alla sua normativa. Si riporta pertanto
integralmente l'Art 26 della L.R. 9 Aprile 1994 n° 13 ("Piano territoriale di coordinamento del
parco naturale Campo dei Fiori") che riguarda interventi edilizi sull'esistente in tale zona (ICO).
<<Art.26.1 – Sono individuate con apposito perimetro nella tavola di piano "zonizzazione", in scala
1:10.000 con sigla ICO quelle parti del territorio del parco comprendenti aggregati urbani dei singoli
comuni consorziati, loro frazioni ed aree che sono rimessi alla podestà comunale in materia urbanistica nel
rispetto dei criteri e disposizioni di cui al presente articolo>>
<<Art.26.2 - Gli interventi interessanti le aree ricadenti in zona ICO sono soggetti oltre che alle
disposizioni degli strumenti urbanistici comunali e a quelle del presente piano , nonchè alle
procedure dei legge, anche al parere consortile di cui ala precedente art. 13 , primo comma, lett.
B) nei casi ivi disciplinati e a DCA qualora gli interventi stessei rientrino nelle tipologie di opere
previste nel precedente art 15, primo comma. >>
<<Art 26.3 - Gli strumenti urbanistici comunali, generali ed attuativi, al fine della salvaguardia
delle caratteristiche architettoniche e formali degli edifici esistenti devono uniformarsi alle norme
di carattere estetico-edilizio di cui al successivo Art. 29.>>
<<Art. 26.4 - Nella zona ICO gli strumenti urbanistici comunali dovranno essere redatti nel
rispetto dei seguenti criteri e disposizioni:
a - il completamento della struttura urbana dovrà privilegiare il recupero dei volumi esistenti;
b - dovranno essere rispettati i coni visuali secondo le modalità di cui al successivo art.29 con
particolare riferimento a quanto ivi disciplinato in materia di altezza dei manufatti;
c - i nuovi sviluppi urbani dovranno avvenire in continuità rispetto all'esistente e dovranno essere
preferibilmente definiti da perimetri continui per conseguire il minor consumo delle risorse
territoriali ; a tal fine dovranno essere definiti indici di edificabilità e parametri di edificabilità
rapportati a quelli del contesto circostante ;
d - i nuovi interventi dovranno avere caratteristiche di impianto rispettose dell'andamento del
e- dovrà essere mantenuto il verde privato attualmente esistente in ville e giardini;
f- le zone produttive degli strumenti urbanistici generali comunali non potranno essere ampliati
in misura superiore al 20% dell'estensione complessiva delle aree attualmente a ciò destinate ; per
quanto riguarda invece l'ampliamento degli edifici produttivi esistenti non potrà essere superiore
al 20% della SLP, fatto comunque salvo quanto disposto dal precedente art.15 >>
Classe 4 - Fattibilità con gravi limitazioni
Premesse generali alla Classe 4
Appartengono a questa classe le aree sotto specificate ai sensi della D.G.R. n. 8/7374 del 2008.
L'edificazione e gli interventi antropici non sono in tali aree ammissibili se non volti al
consolidamento di versanti, a sistemazioni idrauliche o alla realizzazione di opere di pubblico
interesse. Tali aree, per le loro caratteristiche di netta differenziazione, determinano delle
sottoclassi in base a:
- instabilità dei versanti;
- vulnerabilità idraulica.
Gli approfondimenti sismici di 2° e 3° livello per la definizione delle azioni sismiche di progetto
non devono essere eseguiti nelle aree classificate in classe di fattibilità 4, in quanto inedificabili,
fermo restando tutti gli obblighi derivanti dall'applicazione della normativa specifica. Per le opere
di pubblica utilità eventualmente ammesse, la progettazione dovrà essere condotta adottando i
criteri del D.M. 14.01.2008, definendo le azioni di progetto tramite l'analisi di approfondimento di
Sottoclasse 4A - Aree potenzialmente franose
Sono state individuate le aree potenzialmente franose, interessate da fenomeni di creeping o da
soliflussi su terreni di origine glaciale a componente coesiva e con innesco di scivolamenti
localizzati e superficiali. L'appartenenza di queste aree alla sottoclasse di fattibilità 4A comporta
la non edificabilità per l'elevato rischio geologico.
Particolarmente significativa - essendo a ridosso del centro abitato - è l'area posta alla testata del
Rio di Luvinate appena a valle della Strada Provinciale. Parte di tale area è stata di recente
sistemata e messa in sicurezza dal Comune con appropriati interventi sia in alveo (cementazione
parziale dell'alveo) sia spondali (scogliere in massi porfiritici) che garantiscono la sicurezza alla
viabilità locale che conduce al nuovo parcheggio comunale .
In questa Sottoclasse sono consentite solo le opere volte alla messa in sicurezza, alla mitigazione
del rischio, al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza dei siti.
Gli interventi di sistemazione dovranno privilegiare l'uso di tecniche di ingegneria naturalistica.
Eventuali infrastrutture pubbliche e/o d'interesse pubblico saranno consentite solo se non
altrimenti localizzabili sul territorio, le stesse dovranno comunque essere puntualmente valutate in
funzione della tipologia del dissesto e del suo grado di rischio.
Si ribadisce il divieto di nuove edificazioni, mentre per gli edifici esistenti sono consentiti, come
definito dall'art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della L.R. 11 marzo 2005 n. 12 ("Legge del
Governo del Territorio"):
- la demolizione senza ricostruzione;
- la manutenzione ordinaria e straordinaria;
- il risanamento conservativo senza aumento di superficie o volume e senza aumento del
carico insediativo.
Sono permessi gli interventi per l'adeguamento alla normativa antisismica.
Per gli interventi consentiti occorre prevedere:
1. indagini ai sensi del D.M. 14.01.08 "Norme tecniche per le costruzioni";
2. caratterizzazione geotecnica dei litotipi ;
3. verifica di stabilità dei versanti e dei fronti di scavo;
4. analisi geomorfologiche e idrogeologiche di dettaglio;
5. utilizzo preferenziale di tecniche di ingegneria naturalistica nella scelta delle opere di
consolidamento dei versanti.
Sottoclasse 4B - Aree a pericolosità potenziale dei versanti fluviali
Molti versanti vallivi dei corsi d'acqua a regime torrentizio (aree comprese tra talweg e orlo
superiore di scarpata ) sono caratterizzati da elevata acclività che determina una continua ed attiva
attività geomorfica che può evolvere in significativi episodi gravitativi come smottamenti, piccole
frane, placche di scivolamento e creeping.
Questi versanti sono interessati in diversi punti da fenomeni di erosione lineare che innescano nel
manto boschivo superficiale fenomeni di debris-flow.
Considerando la recidività degli eventi gravitativi e la loro pericolosità nella Sottoclasse 4B è
imposto il divieto di nuove edificazioni. Sono invece auspicabili interventi finalizzati alla
stabilizzazione dei versanti, alla regimazione idraulica, alla sistemazione degli alvei e alle
sistemazioni spondali. Per le costruzioni esistenti in tale sottoclasse sono consentiti interventi
finalizzati alla messa in sicurezza e al consolidamento strutturale degli edifici. Per le opere
d'interesse pubblico dovrà essere valutato dal punto di vista geologico ogni singolo caso in
funzione della tipologia dell'intervento e delle caratteristiche idro e litostrutturali del sito in cui si
Sottoclasse 4C - "Fasce di rispetto" dei corsi d'acqua
Questa sottoclasse prende in esame le fasce di rispetto dei corsi d'acqua costituenti il reticolo
idrico principale e minore ai sensi dell'art 96 del T.U. del 25 Luglio 1904, R.D. n° 523.
• Per quanto riguarda gli enti idrici "principali" (torrenti o fiumi definiti "pubblici" dalla L.R.
con apposita DGR) valgono le disposizioni che stabiliscono in 10.0 m dagli argini (dall'orlo
dell'alveo di piena, R.D. 523/1904) la fascia entro cui è vietata qualsiasi nuova edificazione.
Entro tale fascia sono consentite solo opere volte al consolidamento o alla sistemazione
idrogeologica degli alvei . Per gli edifici esistenti e per la sicurezza dei siti sono consentiti solo
gli interventi definiti dall'art. 27 Comma 1, a,b,c della L.R.12/2005 (ex Art. 31 a, b, c della
Legge 457 del 1978), cioè interventi di "manutenzione ordinaria, straordinaria, di restauro e di
risanamento conservativo".
• Per ciò che riguarda invece le fasce di rispetto del reticolo idrico minore, la loro ampiezza è
stata definita per i tratti scoperti (a cielo aperto) in 10 metri (dall'orlo dell'alveo di piena, R.D.
523/1904) e in 4 m per i tratti tombinati in ambito urbano. Le fasce laterali agli enti idrici,
particolarmente soggette a fenomeni di dissesto, possono essere ampliate a discrezione
Comunale in funzione dei rischi gravitativi presenti. Le prescrizioni per le fasce del reticolo
idrografico minore sono indicate nello specifico Studio già in possesso del Comune
("Determinazione del reticolo idrografico minore") Artt. 4, 5 e 8 del regolamento di Polizia
Idraulica Comunale di Barasso, indicanti rispettivamente le attività permesse, vietate e quelle
relative alle opere pubbliche. Per gli edifici esistenti nelle fasce di rispetto e per la sicurezza
dei siti sono consentiti solo gli interventi definiti dall'art. 27 Comma 1, a, b, c della L.R.
12/2005 (ex Art. 31 a, b, c della Legge 457 del 1978), cioè sono consentiti gli interventi di
manutenzione ordinaria, straordinaria e gli interventi di restauro e di risanamento conservativo
(no ristrutturazioni).
Sottoclasse 4D - Aree interessate da fenomeni carsici subsuperficiali e profondi (grotte,
inghiottitoi, scollamento di strati rocciosi, zone di fratturazione, faglie, diaclasi etc.)
Sono aree che si trovano nella parte medio alta e montana del territorio di Barasso ricadenti
completamente in zona Parco. Esse sono caratterizzate da uno spessore in genere modesto o nullo
di terreno sciolto superficiale sovrastante ad un substrato lapideo affiorante e/o subaffiorante
interessato da un diffuso carsismo. Questo determina un assorbimento idrico accentuato, in
particolare nel talweg delle vallecole e in corrispondenza di dislocazioni tettoniche.
L'assorbimento idrico carsico rappresenta un fenomeno che da' origine ad una risorsa idrica di
notevole importanza; si tratta quindi di aree ad elevata vulnerabilità idrogeologica che occupano
prevalentemente la zona inedificabile del Parco del Campo dei Fiori.
Appare prescrivibile che ad ogni intervento di modifica d'uso del suolo sia contestualmente
associata una relazione geologica che caratterizzi , in funzione della tipologia realizzativa, il
sottosuolo verificando l'esistenza di cavità, (ricorrendo eventualmente a metodi geofisici), e
specificando in particolare criteri e tecniche per lo smaltimento delle acque nere e bianche;
ponendo particolare attenzione alla impermeabilizzazione dei giunti delle tubazioni interrate di
acque reflue, eventualmente con prescrizione di doppia tubazione. Resta necessaria per le aree
inserite in "Zona a parco agricolo-forestale" ( individuata a Barasso sopra il "Sentiero 10")
l'applicazione del D.M. 11.03.88 e s.m.i. e l'Ordinanza del PCM n° 3274 ,legge antisismica.
La DGR 28 Maggio 2008 n° 8/7374 impone che oltre alle norme geologiche e idrogeologiche
siano applicate le norme sismiche del D.M 14 .01.2008 (NTC) per interventi edilizi che ricadono
nelle zonazioni sismiche indicate nella Carta di Pericolosità Sismica (PSL) del Comune di
Barasso . Si riportano pertanto di seguito i paragrafi 9.3 e 9.4 della Relazione Finale in cui si
sintetizzano le norme da applicare per le costruzioni, rimandando al Capito 9 ulteriori
approfondimenti.
Il fattore di amplificazione sismica Fa
L'analisi e la valutazione degli effetti sismici devono passare attraverso vari filtri di
approfondimento, ciascuno funzione della "zona sismica" di appartenenza, individuando i
possibili effetti di risposta sismica mediante il calcolo del fattore Fa. Questo valore deve essere
comparato a quello fornito dalla R.L. ("Fattore di amplificazione di soglia comunale" sotto
riportato e desunto in Internet dal file "soglie_lomb.xls"), in funzione del periodo T (periodo di
oscillazione proprio di ciascuna costruzione).
0,1 < T < 0,5 sec, per strutture basse , regolari e rigide
0,5 < T < 1,5 sec per strutture alte e più flessibili
VALORI DI SOGLIA COMUNALI DI "Fa" PER IL PERIODO TRA 0,1 E 0,5 SEC
Suolo tipo A
Suolo tipo B-C-E
Suolo tipo D
VALORI DI SOGLIA COMUNALI DI "Fa" PER IL PERIODO TRA 0,5 E 1,5 SEC
Suolo tipo A
Suolo tipo B-C-E
Suolo tipo D
La procedura di 2° livello fornisce, per gli effetti litologici, valori di Fa per entrambi gli intervalli
di periodo considerati, mentre per gli effetti morfologici solo per l'intervallo 0.1-0.5 s
Il valore di Fa deve essere definito per tutte le costruzioni che ricadono in zone Z3a (scarpata, orlo
di terrazzo etc.) se non altro per determinare l'ampiezza dell'area di influenza Ai ( fascia che orla
il bordo di scarpata o versante)
Le norme per l "Analisi di rischio sismico semplificato" negli scenari individuati nella "Carta
della pericolosità sismica locale" (PSL) di Barasso
Per l'analisi del rischio sismico semplificato si procede, come detto, secondo tre livelli di
approfondimento.
1° livello - La procedura di primo livello si basa sull'analisi critica delle conoscenze dell'intero
ventaglio geologico locale. Il primo livello impone di perimetrare le aree omogenee passibili
d'amplificazione sismica sulla base delle visura preliminare di
- Carta geologica con relative sezioni (scala 1:10.000-1: 2.000) ( Tav. )
- Carta geomorfologica ; (Tav. )
- Carta di Pericolosità Sismica Locale (PSL), (Tav. )
Nella carta PSL sono riportate le "situazioni tipo" o "scenari" (da Z1 a Z5) definite in Barasso in
base alla apposita classificazione riportata nella tabella indicata al capitolo 9.2 della presente .
Nella carta sono individuati i seguenti " scenari di pericolosità sismica locale":
Z1c - zone potenzialmente instabili esposte a rischio frana a seguito di eventi sismici;
Z3a - Zone di ciglio con H > 10 m (tra alveo e orlo superiore di versante) [amplificazione
topografica]. Occorre considerare in questo caso l'area d'influenza Ai suscettibile di
amplificazione se sollecitata da evento sismico. Il valore di Ai viene così determinato:
Nel caso di costruzioni con sviluppo verticale di oltre 5 piani la D.G.R impone l'analisi di 3°
Z3b - Zona di cresta rocciosa (amplificazione topografica). E' stata individuata sul crinale del
Campo dei Fiori (spartiacque coincidente con confine comunale e lungo alcune dorsali secondarie.
Trattandosi del Parco Regionale del Campo dei Fiori e di zona inedificabile, secondo la normativa
non si procede alla verifica di 2° livello.
Z4a - Zona di fondovalle e di pianura con presenza di depositi alluvionali e/o fluvio-glaciali.
Rientrano in Zona 4a le zone di risonanza per effetto di sottili depositi sciolti soprastanti il
substrato lapideo investito da azioni sismiche nonchè parte dei fondovalle dei corsi d'acqua e aree
subpianeggianti dei terrazzi di costruzione glaciale.
Z4c – Depositi morenici poggianti su substrato a debole soggiacenza
2° livello - La DGR sottopone obbligatoriamente a tale verifica solo gli "edifici strategici e
rilevanti" definiti dalla R.L nel d.d.u.o del 21.11.2003 n° 19904 e ricadenti negli scenari di PSL
Z3 e Z4. Il Comune può a sua discrezione estendere la verifica di 2° livello a edifici posizionati in
situazioni o ambienti geologici particolari. Lo scopo del 2° livello è quello di ottenere la risposta
sismica locale quantitativa in termini del valore di Fa ("Fattore di Amplificazione") in relazione
alla morfologia del sito (amplificazione topografica o morfologica) e/o alla litologia
(amplificazione stratigrafica e geometrica ).
- effetti morfologici: mediante le schede di valutazione regionali si determina Fa.
• se Fa < Fas soglia ( pag 28 NTC) si ha grado di protezione sismica ; • se Fa > Fas soglia la normativa nazionale è insufficiente a garantire la protezione e si
deve passare alla verifica di 3° livello. Per edifici con numero maggiore di 5 piani si
deve sempre fare l'analisi di 3° livello.
- effetti litologici-Si calcola Fa per due intervalli di valori di T : 0,1-0,5sec e 0,5-1,5 sec in
base alle schede di riferimento della R.L contenute nella DGR 8/7374. Occorre
determinare il periodo proprio T del sito , necessario per l'utilizzo delle schede di
valutazione considerando tutta la stratigrafia fino alla profondità a cui Vs > 800 m/s
mediante la relazione :
essendo hi = spessore dello strato iesimo
Vsi = velocità dello strato iesimo
Si confrontano poi i valori di Fa ottenuti dalle schede di valutazione con i "valori di
soglia comunali":
- se Fa < Fas (Soglia Comunale) il sito presenta grado di protezione sismica;
- se Fa> Fas la normativa e' insufficiente a garantire la protezione sismica e occorre
procedere all'analisi di 3° livello ( anziche' considerare un suolo di Categoria B si
considera un suolo di categoria inferiore C , etc )
Gli effetti topografici sono trascurati per pendii con inclinazione media inferiore a 15°.
3° livello - Si applica in fase progettuale ingegneristica per scenari Z3 e Z4 indagati con 2° livello
quando Fa > Fas soglia e per scenari Z1 e Z2 per edifici strategici e rilevanti definiti
dalle D.D U.O. 21.11.2003 n° 19904.
NB – Gli approfondimenti di 2° e 3° livello non si applicano in quelle aree considerate (secondo la
componente geologica Comunale o altri vincoli, ad es. Ente Regionale del Parco
Campo dei Fiori) inedificabili.
12.4 -Considerazioni finali e suggerimenti
Attingendo al concetto di "Piano di autocontrollo" gestionale ricavato dalle normative del
processo H.A.C.C.P ( Hazard Analys Critical Control Point) di derivazione NASA si propone ai
gestori del controllo e conduzione territoriale Comunale una sintesi dei "punti di controllo"
(CP) e dei "punti di controllo critici" (CCP) relativi ai rischi ambientali giudicati di possibile
accadimento nel territorio di Barasso. Si tratta di un elenco parziale che si propone all'attenzione
degli Amministratori locali come "memento" di monitoraggio periodico.
► CCP - Controllo periodico delle analisi chimico batteriologiche delle acque ad uso
idropotabile. Essendo la gestione dell'acquedotto Comunale a carico Aspem richiedere con
costate frequenza le analisi chimico batteriologice;
► CCP - Nei progetti edilizi ricadenti in zone a rischio idrogeoogico (ZR) richiedere per le
fognature nere l'utilizzo di doppie tubazioni di protezione, o a giunti impermeabilizzati con
bentonite sodica. In particolare in tali aree appare doverosa un severa osservanza, demandata
all'U.T., delle norme antinquinamento per prevenire rilasci di inquinati verso le vicine risorse
sotterranee strategiche per molti Comuni. Richiedere, se si teme o si individua un qualche rischio,
una verifica di vulnerabilità intrinseca con il calcolo dei tempi di arrivo di un inquinante alla
► CCP- verifica periodica dell'imbocco dei rivi e torrenti intubati /incanalati. Il pericolo
consiste nel trasporto e nell'accumulo di congerie da parte di rivi montani nella fascia sottostante
il "sentiero 10". Tracimando in occasione di eventi meteorici di forte intensità di pioggia oraria,
i rivi possono trasportare e depositare congerie (ghiaia, ciottoli, legname, foglie) sulle strade e/o
ostruire il normale deflusso idrico procurando esondazioni e locali allagamenti. E' il caso ad
esempio dei Rio Verzago (detto "Verzuc") , rio temporaneo che percorre la Valle del Sole. Si
segnala in particolare:
▪ l'imbocco del tratto intubato che inizia appena a monte dell'asilo di Barasso ;
▪ l'erosione delle sottomurazioni e dei manufatti dei primi 20 m dallo sbocco del tratto intubato
da cui inizia il Rio di Luvinate .
Non sono rari poi depositi e accumuli locali di congerie nel letto dei rivi che pregiudicano il
normale deflusso idrico; la'dove vengono segnalate tali dinamiche necessita il ripristino
dell'alveo con asportazione meccanica (ragno o mezzo equivalente) delle congerie accumulate
( ad esempio in prossimità del serbatoio dei Cassini).
► CP - ridestinazione d'uso di aree ex artigianali ed ex-industriali, di ex-discarica e di aree
potenzialmente inquinate/inquinanti. Gli Enti di competenza in tali casi indicano di
ottemperare a quanto disposto dal D.Lgs. 3 Aprile 2006 n° 152 e s.m.i.
► CP - osservanza dell'Art. 186 D.Lgs. 16 Gennaio 2008 n° 4 [Codice Ambiente, Dlgs 3 Aprile
2006 n° 152] relativo alla gestione delle "Terre e rocce di scavo"provenienti dagli scavi
realizzati per le movimentazioni delle terre a qualsiasi scopo, oltre che edilizio. In particolare
nelle aree ex-artigianali ed ex industriali, le terre di scavo, prima della loro movimentazione, sono
soggette a verifiche dello stato di salubrità del sottosuolo (caratterizzazione chimica).
► CP - Prevenzioni di lesioni, crolli locali di edifici , smottamenti o franamenti per scavi in
adiacenza a edifici preesistenti in centri storici e centri edificati (specie in presenza di vecchi
edifici con fondazioni superficiali);
► CP- inquinamento e innesco di smottamenti per scarichi idrici a cielo libero/o in versante
vallivo al bordo superiore di terrazzi o scarpate.
L.R. 11 Marzo 2005 n° 12 "Legge per il Governo del Territorio"
D.Lgs 16 Gennaio 2008 n° 4 – "Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto
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Geologia Tecnica ed Ambientale- Cartografia litologica, geotecnica ed idrogeologica del Comune
di Varese alla scala 1: 4.000- Cartografia prodotta per il "Piano dei servizi Comunali" -
1991 – Incarico professionale
Geologia Tecnica ed Ambientale- Redazione del PGT del Comune di Cantello
Geologia Tecnica ed Ambientale- Redazione del PRG di Gavirate
Geologia Tecnica ed Ambientale- Redazione del PRG di Inveruno
Geologia Tecnica ed Ambientale- Redazione del PRG di Marcallo con Casone
Geologia Tecnica ed Ambientale - Redazione del PRG di Misinto
Geologia Tecnica ed Ambientale - Studio del territorio di Cardano al Campo
Geologia Tecnica ed Ambientale - Studio territoriale di Vedano Olona
Geologia Tecnica ed Ambientale - Studio geologico dell'area conoidale di Groppello percorsa dal
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A prospective study of salvage high-intensity focused ultrasound for locally radiorecurrent prostate cancer: early results
Scandinavian Journal of Urology and Nephrology, 2010; Early Online, 1–5 A prospective study of salvage high-intensity focused ultrasound forlocally radiorecurrent prostate cancer: Early results VIKTOR BERGE1, EDUARD BACO1 & STEINAR JOHAN KARLSEN1,2 1Department of Urology, Oslo University Hospital, Aker, Oslo, Norway, and 2Faculty of Medicine, University of Oslo,Norway
li-orange.com.tw
Negative Pressure Wound Therapy: Experience in 45 Dogs Kathryn A. Pitt, BS, DVM, MS, and Bryden J. Stanley, BVMS, MVetSc, Diplomate ACVS Department of Small Animal Clinical Sciences, College of Veterinary Medicine, Michigan State University, East Lansing, Michigan Corresponding Author Objective: To report experience with negative pressure wound therapy (NPWT) in 45 Bryden Stanley, BVMS, MVetSc, Diplomate